Progetto vasche fiume Aterno, «Mostro ecologico»

«La sentenza del Tribunale superiore delle Acque pubbliche sulle vasche di laminazione per la messa in sicurezza del fiume Aterno è esemplare e conferma tutte le obiezioni che ho sempre rivolto a questa operazione del commissario Goito. Un progetto faraonico, che in realtà comportava la cementificazione di alcuni dei posti più belli del territorio comunale dell’Aquila: la piana di Sassa, Coppito, Cansatessa, Pettino, San Vittorino. Un intervento costosissimo, che peraltro, come stabilito dal Tribunale, si portava dietro una serie di dubbi sull’effettiva possibilità di raggiungere il risultato che si era previsto, e cioè quello di contenere la portata dell’acqua». A dichiararlo, attraverso una nota, è il consigliere comunale Roberto Tinari.
«Goito avrebbe preannunciato ricorso in Cassazione – prosegue Tinari – E’ un suo diritto. L’importante è che, una volta che si sarà pronunciata la Suprema Corte, se avrà confermato il verdetto di primo grado, si facciano emergere le responsabilità, a qualsiasi livello. Questa vicenda, al di là dell’aspetto giudiziario, ha evidenziato due comportamenti. Quello delle associazioni ambientaliste, che si sono distinte per il loro silenzio assordante per un progetto che avrebbe devastato il nostro territorio (forse erano impegnate a seguire il dibattito per un tema
davvero essenziale per L’Aquila, quello dei bagni alla Madonna Fore). E quello del sindaco, che
nel Consiglio comunale su questo argomento aveva lasciato intendere di essere favorevole
all’opera. Davvero non ne indovina una».
«E’ venuto il momento – continua Tinari – di prendere coraggio e di percorrere due strade. La prima riguarda i 60 milioni di finanziamento; non andranno più a sostenere quel mostro ecologico che è il progetto del commissario Goito. Facciamo in modo che queste risorse siano trasferite sull’Aquila, visto che abbiamo una notevole carenza di fondi. Inoltre, dovremo impegnarci perché sia rivisto il Piano stralcio difesa alluvioni, proprio in forza della sentenza del Tribunale delle acque, che chiarisce che un semplice allargamento dell’alveo dei fiumi e un rinforzamento degli argini porterebbero alla risoluzione del problema della messa in sicurezza».
«Una rivisitazione del Piano in questione – conclude il consigliere – permetterebbe inoltre a tantissimi aquilani di sanare le proprie case-rifugio, costruite con sacrificio ed a spese proprie dopo il terremoto per sopperire
alla mancanza della propria abitazione distrutta dal sisma. Il sindaco metta questo tema al vertice della sua agenda, perché questo è un problema per migliaia di famiglie. Non si faccia come le aree bianche, che hanno riempito il Comune di commissari nominati dal tar e che stanno prosciugando le risorse di un’Amministrazione, che sta rivelando la sua incapacità di risolvere tale questione.
Modificando il Piano difesa alluvioni, si dia il via libera subito alle sanatorie delle casette post terremoto che hanno tutti i requisiti per poter essere legittimate. Questo è il modo per interessarsi veramente dei problemi della gente».