«Eliminare gradualmente forme di assistenza»

25 ottobre 2013 | 16:07
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«Eliminare gradualmente forme di assistenza»

di Alessia Lombardo

Occorre rivedere, a quattro anni dal sisma, le assegnazioni di Case e Map, stando ai diritti di assistenza di proprietari e affittuari all’indomani del 6 aprile 2009, in modo da poter impiegare le risorse ormai superflue dell’assistenza alla popolazione in altre cause utili all’Aquila post-sisma. Ne ha parlato stamane in conferenza stampa il consigliere comunale Angelo Mancini (L’Aquila Oggi) che, numeri alla mano, ha analizzato il decreto legge del 26 aprile, convertito in legge 71/2013 (articolo 7), con successiva delibera di giunta mai passata in consiglio Comunale. La giunta – come sostenuto da Mancini – si è riunita il 26 luglio.

«Le forme di assistenza – ha esordito Mancini – mano a mano devono essere eliminate. Ci sono persone che usufruiscono di autonoma sistemazione e vivono fuori città. Al rifiuto delle C.a.s.e. si può tagliare il Cas. Inoltre alla scadenza dei contratti di Progetto Case e Map tocca rivedere le assegnazioni».

Stando ai numeri forniti a Mancini dall’assessore all’Assistenza alla popolazione Fabio Pelini una ventina di giorni fa, sono circa 22mila le persone in assistenza: 13mila nel Progetto C.a.s.e., 2.700-2.800 nei Map, 5.600 in autonoma sistemazione, 250-300 in affitto concordato e 250-300 in fondo immobiliare.

«Penso che la Corte dei Conti debba controllare quello che è scritto nella legge», ha tuonato Mancini che ha sottolineato le varie stranezze riguardo i diritti all’assegnazione. Tra gli altri rientrano nelle casistiche del comma 6 bis anche “[i]i soggetti con contratti lavorativi di assistenza domiciliare il cui contratto di lavoro è cessato per la morte dell’assistito, e comunque fino alla formalizzazione di un nuovo contratto di lavoro[/i]” (esempio badante), “[i]le giovani coppie”, “nuclei familiari con gravi difficoltà sociali[/i]” (l’assistenza alla popolazione è differente dall’emergenza sociale) e “[i]i residenti e dimoranti in altri Comuni nell’ambito della Provincia dell’Aquila, con casa inagibile, i quali per motivi sanitari e di lavoro chiedono l’assegnazione di un alloggio nell’ambito del Comune dell’Aquila[/i]”. Le assegnazioni sono disposte dal sindaco che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, ridurre le spese.

«Soltanto il 20% – ha sottolineato Mancini – prevede richieste di nuclei oggi in Cas, autonome sistemazioni e affitto concordato e fondo immobiliare in Progetto C.a.s.e».

«Prima di mendicare in vari Governi per i fondi bisogna sistemare le cose amministrative», ha aggiunto Mancini.

IL CASO DI GRAZIA SCHIAVI – Presente alla conferenza stampa di Mancini, la signora Grazia Schiavi è proprietaria di una casa inagibile a Rocca di Mezzo e non ha diritto a nessun tipo di assistenza. Dopo aver pagato l’affitto all’Aquila, dove lavora, la signora data l’attenzione della legge per altre casistiche, che non riguardano lo status di proprietari e affittuari al 6 aprile 2009, non può ambire ad un Progetto C.a.s.e, al quale sarebbe anche disposta a pagare un affitto.

«Ho richiesto di rivedere le normative delle Case a 30 chilometri dall’Aquila e mi sono rivolta all’assessore Pelini – ha spiegato – Pelini chiamava in causa Petullà e viceversa. Mi hanno detto che ci sarebbe voluta una lettera di richiesta firmata dal sindaco che non l’ha mai firmata e siamo stati tirati fuori da questa cosa. È accaduto nel 2011». «Purtroppo – ha concluso – dopo il fallimento della ditta Mazzi (incaricata della ristrutturazione dell’immobile della signora Ndr) sono senza prospettive di rientro. Ho parlato con Pelini, ma non ha voluto sentire ragioni».