
«Utilizzare parte dei risparmi derivanti dalla soppressione degli enti strumentali, se è vero che ci sono stati risparmi, per non far perdere ai dipendenti della Regione il salario accessorio». E’ quanto chiedono i sindacati abruzzesi, in merito alla vicenda dello stato di agitazione del personale della Giunta – circa 1.500 lavoratori – dopo «tre incontri in Prefettura disertati dall’Esecutivo». Senza risposte rapide, «i lavoratori sono pronti allo sciopero e ad altre proteste eclatanti». Per i prossimi giorni sono state organizzate delle assemblee dei lavoratori e si valuteranno azioni di protesta, prevedendo, tra l’altro, il coinvolgimento del Consiglio regionale. A fare il punto della situazione, nel corso di una affollata conferenza stampa nella sede pescarese della Regione, sono stati i segretari regionali di Cgil-Fp, Carmine Ranieri; Cisl-Fp, Vincenzo Traniello e Uil-Fpl, Antonio Di Giammartino, oltre alle Rsu della Regione. A promuovere la mobilitazione anche Ugl e Csa.
«A due anni dalla soppressione degli enti strumentali – hanno affermato i sindacalisti – non c’è stata alcuna riorganizzazione e dei risparmi non si vede traccia. Si tratterebbe di un dato oggettivo e se è vero che ci sono stati vogliamo vedere le certificazioni. Se, invece, come temiamo, non ci sono stati, a pagare saranno i cittadini e i lavoratori delle categorie più basse che subiranno una riduzione del salario accessorio quantificata in 1.500 euro lordi pro capite».
Sottolineando che «negli ultimi 10 anni non c’è mai stata una mobilitazione del genere da parte dei lavoratori della Regione», i segretari hanno spiegato che «da parte nostra non c’è la richiesta di aumentare il salario accessorio, con un aumento della spesa, ma stiamo parlando di difesa dei livelli salariali, perché assistiamo ad un vero e proprio ‘scippo’ ai dipendenti della Regione. Siamo pronti a confrontarci, non ci sottraiamo, ma auspichiamo il confronto – hanno concluso -, sperando di arrivare a soluzioni concrete».