Gay, la strage degli innocenti

30 ottobre 2013 | 10:25
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Gay, la strage degli innocenti

di Nando Giammarini*

Con gli infortuni sul lavoro, i caduti nell’adempimento del proprio dovere e i suicidi di giovani gay continua la strage degli innocenti che bisogna assolutamente fermare. Una società civile degna di essere definita tale non può accettare e non deve assolutamente tollerare che tanti giovani paghino con la vita, recisa nel fiore della gioventù, la propria “diversità”, il loro sacrosanto diritto di vivere come vogliono la loro sessualità. E’ una questione di rispetto e una scelta di vita, di civiltà, di libertà.

Tre suicidi di giovani omosessuali “nell’illuminata” capitale d’Italia, negli ultimi mesi sono troppi davvero tanti.

Gli omosessuali non hanno mai fatto paura a nessuno: sono persone normali, nella maggior parte dei casi educati e rispettosi delle regole del vivere civile. Tra di loro annoveriamo qualcuno dei più grandi intellettuali del 900: uno per tutti Pier Paolo Pasolini. Uomo di cultura e di profonda considerazione per i ceti popolari delle borgate romane di quel tempo: quei poveri Cristi abbandonati da tutti.

Oggi, all’inizio del terzo millennio, con una società in rapida trasformazione e una mentalità aperta e progressista, non si riesce ancora a capire che il “diverso” è una persona bisognosa di sostegno psicologico e di amore per evitare che la propria vita termini nel cortile di qualche palazzo pietosamente coperto da un telo bianco. E’ la tremenda fine di un ragazzo di appena 21 anni, in preda alla sua solitudine, lanciatosi, un paio di notti fa, dall’XI piano del palazzo dell’ex pastificio Pantanella in via Casilina, vicino a Portamaggiore.

Nella lettera d’addio, un tragico atto di accusa contro tanti benpensanti, che, come tutti noi e soprattutto la politica, sono chiamati a dare una risposta in tempi brevi. Simili, assurdi, fatti necessitano di una “scossa“ impellente e chiara con il preciso obiettivo di sconfiggere l’omofobia e tutti quegli atteggiamenti complici di un modo di pensare anomalo volto ad allarmare l’universo giovanile.

E’ inaccettabile il ripetersi di simili drammi, contenutisticamente aberranti, devono finire una volta per tutte. Queste morti vanno evitate, debellate.

Il giovane avrebbe scritto: ”[i]Non ce la faccio ad andare avanti in questa vita, non sto bene . . . sono gay, l’Italia è un Paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fari i conti con la propria coscienza[/i]”. La morte di un giovane rappresenta una sconfitta sociale e tutti hanno responsabilità.

Auspichiamo un confronto e un incontro sereno, proficuo e pacato per la risoluzione di questo tema dai mille, problematici risvolti sul piano personale, sociale e umano. Non farlo significa ignorare le speranze e le aspettative di una moltitudine di persone alle prese con un grande problema che, lo ricordiamo per dovere d’informazione, pagarono la loro diversità con la deportazione da parte del regime nazi – fascista nei campi di concentramento.

Intanto, per tentare di mettere fine a questo clima di solitudine, isolamento e ingiustizia infinta le varie associazioni di omosessuali hanno indetta una manifestazione per mercoledì prossimo nella gay street di Roma: via San Giovanni in Laterano. Messa da parte la storia di vissuti intimistici e personali bisogna abbattere quel muro di solitudine, derisione ed emarginazione che porta tanti giovani “diversi” a rinchiudersi nel loro disperato mutismo. Anticamera di scelte senza ritorno.

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