Caccia, «troppe vittime»

2 novembre 2013 | 12:18
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Caccia, «troppe vittime»

«Il numero delle vittime per armi da caccia e per mano dei cacciatori ha già registrato una preoccupante impennata, nonostante che in alcune regioni ci siano stati stop all’esercizio venatorio per palesi incongruenze con la normativa comunitaria e nazionale. Siamo di fronte a un allarme che non può, non deve lasciare indifferente il Ministero dell’Interno, essendo in gioco la sicurezza, l’incolumità dei cittadini ed il coinvolgimento di bambini anche in fatti di sangue. La crudeltà sugli animali, lo sfondo costante e sistematico di questo impressionante quadro». L’Associazione vittime della caccia, mostra gli artigli in merito alla situazione odierna venatoria.

«Niente di nuovo in realtà, è questo lo scandalo, ma non si può più ignorare il disagio sociale prodotto sulla vita dei cittadini normali, disarmati. Coloro che non c’entrano con la caccia, sono queste le vittime più violate e indifese: donne uccise dai mariti cacciatori, la bambina ferita dal piombo entrato dalla finestra, porte e vetrate perforate dia proiettili da cinghiali, ciclisti e pedoni feriti sulle piste ciclabili, l’operaio che lavora sull’impalcatura, l’agricoltore che vede invasi i suoi terreni e per difendersi subisce pure minacce e percosse da gente armata. E poi i tanti e tanti animali domestici fucilati dalle doppiette, talmente tanti che risulta impossibile rintracciarli e documentarli tutti – dichiara Maurizio Giulianelli responsabile dell’Associazione Vittime della Caccia, che aggiunge – ora e subito occorre che le istituzioni prestino la massima attenzione a quanto accade e continuerà ad accadere: il prezzo in vite umane, sofferenza, paura e intimidazioni esige risposte urgenti e risolutive».

«La nostra Associazione – conclude – solleciterà formalmente le competenti autorità ministeriali, al fine di avviare in breve un tavolo di confronto sul merito dei problemi da anni denunciati da noi e da tanti, tantissimi cittadini indifesi che ogni giorno ci chiedono aiuto».