
I dizionari consultati in merito sono concordi nell’attribuire alla locuzione In bocca al lupo! una funzione apotropaica, capace di allontanare lo scongiuro per la sua carica di magia.
L’origine dell’espressione sembra risalire ad un’antica formula di augurio rivolta per antifrasi ai cacciatori, alla quale si soleva rispondere, sempre con lo stesso valore apotropaico “Crepi!” (sottinteso: il lupo). L’augurio, testimonianza della credenza nel valore magico della parola, si sarebbe esteso dal gergo dei cacciatori all’insieme delle situazioni difficili in cui incorre l’uomo.
L’augurio In bocca al lupo! potrebbe essere ricollegato anche ad altre numerose espressioni che hanno per protagonista il lupo, nonché all’immagine stessa di questo animale nella lingua. Il lupo appare nella tradizione antica e medioevale come il pericolo in persona: animale crudele, falso e insaziabile nella sua voracità egli seminò la morte e il terrore tra abitanti indifesi, pastori e cacciatori, diventando l’eroe di favole (da Esopo e La Fontaine alle numerose versioni del Cappuccetto Rosso) nonché di numerose leggende e storie tramandate per generazioni attraverso l’Europa: basti limitarsi all’immagine celebre del Lupo di Gubbio dei Fioretti di S. Francesco o alla figura di Ysengrin, il lupo del Roman de Renart francese del XII secolo.
Ne consegue l’immagine del lupo impressa nella lingua, in espressioni, modi di dire e proverbi, immagine che mette in avanti le sue caratteristiche di animale:
pericoloso e violento: gridare al lupo; anche nelle minacce, specie rivolte ai bambini: il lupo ti mangia; guarda che viene il lupo!
furbo e perseverante nel vizio: il lupo perde il pelo ma non il vizio.
spietato per chi è debole: Trovarsi come un agnello tra i lupi; Chi pecora si fa il lupo se la mangia.
fedele al suo branco: lupo non mangia lupo.
insaziabile, affamato (con valore di intensità): una fame da lupi, la fame caccia il lupo dal bosco.
spesso ridotto in cattive condizioni (con valore di intensità): tempo da lupi.
In quanto alla risposta Crepi (il lupo)!, a partire dall’uso iniziale proprio al gergo dei cacciatori vi si opera un’estensione pragmatica all’insieme di situazioni in cui alla lingua viene attribuito il potere magico di scongiurare la mala sorte. Un significato performativo analogo si ritrova in varie altre espressioni con il verbo crepare, tra cui Crepi l’avarizia!, Crepi l’astrologo!, anch’esso usato per scongiurare un cattivo presagio, nonché nelle imprecazioni con funzione di malaugurio: Crepa!, Che tu possa crepare!, Ti pigli il lupo! Che tu sia il pan dei lupi! citati nel Grande Dizionario della lingua italiana di S. Battaglia (Torino, UTET, 1961-2002).
La ricchezza del materiale linguistico citato, del quale abbiamo notabene escluso il fondo dialettale, altrettanto abbondante e variegato, dimostra quanto profondamente fosse temuto il lupo nei secoli passati; queste paure ataviche si ritrovano oggi nelle medesime espressioni, ma usate simbolicamente per altre situazioni pericolose del nostro quotidiano.