Aree bianche, luce in fondo al tunnel

4 novembre 2013 | 14:52
Share0
Aree bianche, luce in fondo al tunnel

di Antonella Calcagni

Un parere legale fa uscire dal pantano l’attesa delibera sulle aree bianche (a vincolo decaduto). L’atto è già pronto da un pezzo ed è stato approvato dalla giunta ma, una volta approdato in commissione consiliare Territorio sono cominciati i guai a causa dell’obbligo di astensione dei consiglieri comunali che sono proprietari, essi stessi o i loro parenti e affini fino al quarto grado, di porzioni di terreno ricomprese nel deliberato. In questa condizione sarebbero in totale 8 consiglieri, di qui le fumate nere in commissione e soprattutto la consapevolezza che l’atto, stando così le cose, non vedrebbe mai l’alba. Intanto i procedimenti dinanzi al Tar per la richiesta di nomina di commissari ad acta sono diventati ben 800.

Una nuova chiave di lettura che sembra sgombrare il campo dai dubbi e fornisce una sorta di lasciapassare all’atto è il parere di un luminare del diritto amministrativo, l’avvocato Vincenzo Cerulli Irelli, al quale il primo ottobre scorso il sindaco Massimo Cialente ha posto un quesito. La conclusione logica che arriva alla undicesima pagina del parere è rassicurante: «La posizione dei consiglieri che si trovino ad essere proprietari di dette aree è del tutto rapportabile a quella degli altri consiglieri non proprietari di aree nella zona interessata dalla variante, non esiste pertanto l’obbligo di astensione». Il docente ricorda in premessa quanto stabilito dal Tuel: «l’obbligo di astensione non si applica a provvedimenti normativi o di carattere generale, quali piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministratore o dei parenti». Tranquillizzante la sentenza del Tar Sardegna secondo cui «l’obbligo di astensione sussiste solo per il fatto che il consigliere risulti portatore di interessi personali che possano andare in conflitto con quello generale». Insomma, «non deve emergere effettivo vantaggio dal provvedimento adottato».

Nelle conclusioni il docente ricorda che i vincoli urbanistici decadono dopo un quinquennio e che la norma, nel caso specifico, si applica in maniera omogenea su tutto il territorio comunale in cui siano decaduti i vincoli. È proprio tale omogeneità che consentirebbe di escludere l’obbligo di astensione, per Irelli. «Ciò in quanto i consiglieri comunali non possono ricevere dall’approvazione della variante alcun vantaggio né alcuno svantaggio. Essendo tutte aree destinate ad edificazione privata limitatamente al 35%». Chissà se il parere basterà ai consiglieri comunali per votare la delibera.