
Il Progetto Case, cioè il piano che ha portato alla realizzazione nei mesi successivi al terremoto di circa 4.500 alloggi che hanno ospitato circa 16 mila sfollati che avevano perso la loro abitazione, è al centro del dossier realizzato dall’eurodeputato di sinistra unitaria, Soren Sondergaard, membro della Commissione di controllo del bilancio di Bruxelles.
A spiegarlo l’assessore comunale dell’Aquila alla ricostruzione, Pietro Di Stefano, precisando, prima di dare un giudizio, di voler «leggere – dice – il documento sul quale per ora ho letto articoli di giornale». In particolare, afferma Di Stefano, «rispetto alla fase dell’emergenza è stato certificato da tutti, anche dal Parlamento, che è stata una fase buona, certamente il Progetto Case, che è una parte di quella fase e che riguarda le obiezioni dell’Ue, noi l’abbiamo subito».
«È ora perciò – prosegue il responsabile comunale per la ricostruzione – di aprire una discussione sull’uso futuro e parlo del fatto se è patrimonio del comune o se è altro. Quanto a quello che sarà dopo, cioè quando tutti saranno rientrati, è un problema che non può essere risolto dal Comune dell’Aquila. Da alcuni articoli emerge che l’Unione Europea dice che il Progetto Case andava utilizzato per l’emergenza e non per un diverso scopo, a questo punto bisogna porsi il problema del domani e se sarà il comune a doverlo acquisire il governo dovrà chiarire quali sono le modalità e quali sono le risorse sennò da questa vicenda si porranno le basi per un esempio di degrado urbano».
Quindi la richiesta all’Ue: «Ora che il deputato danese ha visto con i suoi occhi lo stato del centro storico si faccia interprete presso i suoi colleghi di cambiare il vincolo che impone che i fondi per la ricostruzione in seguito a calamità naturali siano legati al rapporto tra debito pubblico e Pil, i soldi ci sono dobbiamo poterli spendere fuori da quel vincolo».
«Sono contento che, adesso, anche qualcun altro – conclude Di Stefano – dica che c’è un centro storico fantasma, lo dico da anni, tanto che mi sono preso anche diffide».