
«Il denaro della Comuntà europea, i 497 milioni di euro derivanti dal Fondo di solidarietà, sarebbe dovuto essere speso immediatamente per dare alloggio agli sfollati. Le stesse abitazioni (i cosiddetti Progetti Case, Ndr) che sono state realizzate dovevano essere provvisorie e non definitive. In sostanza, secondo noi, la maggior parte del denaro non è stato speso nella maniera più giusta e la stessa realizzazione degli alloggi ha visto una maggiorazione dei costi pari al 150 per cento del prezzo di mercato». Lo ha detto stamane a L’Aquila, nel corso di una conferenza stampa, il parlamentare europeo Soren Bo Sondergaard, danese, relatore della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo.
Secondo l’europarlamentare, «molte più persone avrebbero potuto beneficiare dell’aiuto europeo se i soldi fossero stati spesi nella maniera più efficace».
Poi un affondo dello stesso Sondergaard: «I soldi dei contribuenti europei, spesi all’Aquila, non hanno soddisfatto abbastanza la popolazione del cratere, i contribuenti si aspettavano di meglio. Se le abitazioni provvisorie verranno messe sul mercato, se l’idea è quella di voler monetizzare gli alloggi, siamo pronti a richiedere all’Italia la cifra di 450 milioni di euro, perché viene meno la [i]mission[/i] della solidarietà. Noi critichiamo l’operato del Parlamento europeo che avrebbe dovuto vigilare. Ora su queste spese chiediamo spiegazioni, abbiamo il sospetto che il denaro sia stato impegnato in maniera criminale. Se non riceveremo delle risposte, siamo pronti a non votare il consultivo della Commissione, ciò significa che la stessa è dimissionaria».
Per l’europarlamentare «la ricostruzione del centro della città è incredibilmente tardiva. A distanza di tre anni dalla prima visita – ha rilevato – è un [i]deja vu[/i], per non parlare dei materiali scadenti utilizzati e le abitazioni temporanee. In Europa abbiamo 25 milioni di disoccupati e 100 milioni di persone che vivono ai livelli di povertà, non possiamo permetterci degli sprechi, purtroppo il denaro non è stato utilizzato per lo scopo iniziale. La vicenda verrà discussa il sette novembre dinanzi al Parlamento europeo».