Gli amministratori riscrivono la Storia

5 novembre 2013 | 09:55
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Gli amministratori riscrivono la Storia

Signore, richiamatemi pure accanto a voi quando volete. Fate presto, però. Non fatemi assistere agli scempi attuali. Non ne posso proprio più. Sono avvilita, sconcertata, offesa per la mancanza di riguardo nei confronti del prossimo. Non c’è più rispetto per nessuno. Neppure per i morti. Ve lo chiedo in ginocchio e a mani giunte. Illuminate la mente di questa povera gente il cui cervello è offuscato dalle futilità. Per favore!

[i]Signora mia, non ti ho mai sentita così preoccupata e disgustata. Cosa ti è accaduto? Forse qualche amministratore ti ha mancato di rispetto? Ti hanno calpestato i piedi? Ti hanno negato qualche tuo diritto?[/i]

Signore, sapete benissimo che sono ancora in grado di risolvere i miei problemi, almeno quelli correnti e ordinari. Quelli straordinari, però, non sono alla mia portata. Non saprei dove mettere le mani. Solamente voi sapreste ricondurre alla ragione i presuntuosi che si ritengono unici depositari del sapere, dello scibile umano, della scienza e della cultura. Parlo proprio di quelli che hanno posto la candidatura dell’Aquila a “Capitale della cultura” e, poi, calpestano proprio la cultura, nel nome della quale vorrebbero farsi grandi e unici paladini.

[i]Mia cara, allora la cosa e seria, grave e di grande portata, se avete il dente così avvelenato! Ti è stato fatto sicuramente uno sgarro di rilevante importanza! Diversamente non si spiegherebbe tanta rabbia![/i]

Signore mio, apprezzo il vostro tentativo di placare il mio animo. Vorrei sgombrare subito il tuo animo che non si tratta di mancanza di riguardo nei miei confronti, ma del prossimo e, a mio avviso, nei confronti di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per assicurare a noi tutti una esistenza dignitosa, tranquilla, senza prepotenti e con uomini pieni di intelletto. Invece, guarda cosa è avvenuto proprio ieri, in occasione della cerimonia dedicata da anni ai “Caduti di tutte le guerre”. Erano presenti tutte le Autorità delle Istituzioni locali, i rappresentanti dello Stato, gli alti Ufficiali delle Forze Armate, le Associazioni degli ex Combattenti e molti cittadini. Qualcuno mancava all’appello e non poteva essere diversamente. Assente ingiustificato il Sindaco Massimo e un qualsiasi delegato della municipalità. Mi sono sentita un pizzico. Sono rimasta annichilita. Ho avuto la sensazione che questa gente non voglia far rinascere la comunità aquilana, non voglia ricostruire concretamente il centro urbano, ma voglia veramente radere al suolo la città con tutti i valori che l’hanno sempre distinta nei secoli. Alla mente mi è tornata una vecchia affermazione di Seneca: [i]“Urbes constituit aetas, hora dissolovit. Momento fit cinis, diu silva”[/i], (Natur. Quest., 3, 27, 2), “I secoli han formate le città, e un’ora le annienta. In un momento le annose selve possono diventar cenere”.

[i]Signora mia, nel citare la frase di Seneca, hai racchiuso in poche parole un concetto molto più ampio delle parole stesse. Se Seneca avesse potuto conoscere “Attila” avrebbe paragonato i nostri Amministratori al nefasto condottiero barbaro. Dove poggiano i piedi i nostri rappresentanti, o solamente dove volgono lo sguardo, non cresce più una pianta, un filo d’erba, distruggono tutto. Subito dopo, però, quei terreni aridi, non si sa per quale miracolo, diventano tutti, ma proprio tutti, edificabili. Qualcosa di strano c’è. Non si vede, ma c’è. I colori verdi, simbolo della inedificabilità in quanto indicanti la destinazione del verde pubblico e privato, diventano nocciola e subito dopo marroni per effetto della polvere e del sole e, quindi, indiscutibilmente edificabili. Ma, lasciamo da parte queste povere inezie e torniamo alla cultura. Hanno tappezzato la città di manifesti con la “Capitale della cultura”. Hanno riempito pagine di giornali con il grande progetto della “Capitale della cultura”. A fare cultura per il Comune, però, sono sempre gli stessi, quei pochi raccomandati e affiliati, per fortuna. Le restanti menti pensanti della città non hanno la testa vuota e sanno perfettamente che la “storia” fa parte integrante della cultura, perché essa si vive, si scrive, si insegna e si racconta. Certamente, non la si può scrivere in base all’attività svolta dall’attuale esecutivo comunale, che non ha prodotto nulla di positivo e costruttivo. Ha solamente demolito quanto di buono esisteva in questo territorio.[/i]

[i]Eppure, mia cara, prova ad ascoltarli quando parlano in televisione, quando rilasciano interviste, quando protestano con presuntuosa caparbietà nei confronti di tutti e, senza accorgersene per un manifesto “daltonismo” anche nei confronti dei propri rappresentanti di partito, assisi sul trono della Presidenza del Consiglio. Si sentono così realizzati, ammirati e al centro della pubblica attenzione. Ricordi quella bella espressione di Aristotele che con una abile terminologia definì perfettamente la gente di questa categoria, affermando: “Conscii proriae ignorantiae, admirantur nomine scientes”, (Rethor., 11), “Sono ammirati come uomini sapienti coloro che sono conscii della loro ignoranza”. Se un giorno ti dovesse capitare l’occasione di incontrare qualcuno di questi sapientoni e ti dovesse venire in mente di domandare che cosa sappia precisamente della “cultura”, non ti meravigliare, se in un attimo di lucidità, ti sentirai rispondere come fece Socrate: “Hoc sum scio, idest nihil scire”, So una cosa sola, ed è che non so nulla”. È solamente una ipotesi. Non otterrai mai una risposta del genere, anche se, nel proprio intimo, gli Amministratori e compagni sono certi di sapere ben poco. Guarda la figuraccia di oggi. Non hanno saputo leggere non solo il calendario, ma i vari comunicati stampa. Hanno perduto la memoria. Non conoscono la storia e vorrebbero scrivere il futuro.[/i]

Signore, non perdete tempo. Richiamatemi subito accanto a voi. Non vorrei essere contagiata dai virus dell’ignoranza, della presunzione e della tracotanza. E così sia.