Il mio amico è un ‘troll’

5 novembre 2013 | 20:16
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Il mio amico è un ‘troll’

di Gioia Chiostri

Il mio amico è un ‘troll’. Quando me lo hanno detto, non potevo crederci. Anni e anni a capire che strano segreto avesse quel tipo là, perché passasse nottate intere di fronte alla schermata di Facebook, e adesso lo so. Quel tipo là è un troll. Avere un amico troll, vi incupisce la vita. Non saprete mai la sua vera identità, se ne ha due o più, cosa se ne fa e se le usa a vostro favore o contro. Insomma: se è un amico troll o un nemico troll.

Ammetto che l’introduzione lasci un poco a desiderare. Anche perché l’amico ‘troll’ di cui parlo, non è quella specie di mostro gigantesco che fece una volta l’attore in uno dei film della saga di Harry Potter. Il mio amico troll è un troll informatico: uno che nella vita non ha altro da fare se non ‘rompere’ le scatole alla gente sui social network: vediamone il profilo.

Con il termine troll si indica una persona che interagisce con gli altri utenti si internet tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. Perché? Bella domanda. Di norma l’obiettivo di un troll è far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta, generando quella che si suol definire una flame war. L’origine si fa risalire alla celebre frase [i]”trolling for newbies”[/i], che divenne popolare nei primi anni ‘90 nel gruppo Usenet alt.folklore.urban. In breve: è un detto scherzoso fra utenti di lunga data che presentavano domande o argomenti tanto ripetuti e dibattuti che solamente un nuovo utente poteva perder tempo a rispondervi. A livello letterario, invece, la figura del troll venne addirittura documentata da Judith Donath nel 1999, che citò molti esempi aneddotici provenienti da vari gruppi Usenet. «Agire come troll – questa è una sua citazione – è un gioco di false identità, compiuto senza il consenso degli altri partecipanti. Il troll cerca di farsi passare per un legittimo utente che condivide gli stessi interessi e argomenti degli altri; i membri del gruppo, se riconoscono un troll o altri impostori, cercano sia di distinguere i messaggi reali da quelli degli impostori, sia di fare in modo che l’impostore abbandoni il gruppo».

Differenza tra troll e fake. La figura del troll può coincidere in alcuni aspetti con quella del fake, ovvero colui che disturba una comunità fingendosi qualcun altro. Tuttavia, un fake potrebbe partecipare in modo disciplinato e costruttivo alla conversazione (diversamente dal troll), mentre un troll potrebbe non celare né falsificare la propria identità (diversamente dal fake).

Come si comporta solitamente un troll? C’è da dire che un troll, solitamente, non si comporta. O meglio, lascia che gli altri rispondano in maniera provocatoria alle sue disperate provocazioni (psicologicamente diremmo che tali individui necessitano di un chilogrammo di attenzioni in più, ma la motivazione è meglio lasciarla a chi fa lo psicologo di professione). I nostri amici troll hanno un ventaglio di abitudini che definirei rituali: si comincia con l’invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi o irritanti nei confronti di qualche utente, oppure messaggi con contenuti senza senso, detto in gergo informatico [i]‘flood’[/i]. Il troll comincia così, per caso: sceglie le sue vittime con astuzia e pazienza, sino a quando non becca il ‘foraggiatore’ di turno (altro tecnicismo che spiegheremo più avanti) e si dà da fare. Suoi atteggiamenti abitudinari sono anche lo svelare trame di film o libri senza avvertire, lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.

Come si è accennato innanzi, il troll non è un lupo solitario nel magico mondo delle fiabe virtuali. Ha al suo fianco altrettanti personaggi che, se qualcuno volesse, potrebbe addirittura inserirli in qualche trama di un bel e-book. Abbiamo il “cacciatore di troll”, che potrebbe essere definito un po’ l’eroe della situazione. Non inizia il conflitto ma, se coinvolto, ricambia con eguale protervia, talvolta sfruttando il troll stesso per agire in modo aggressivo. Il Dirottatore o Foraggiatore: colui che, come detto prima, risponde animatamente ai messaggi provocatori del troll, “dandogli da mangiare” e nutrendo quindi l’amico immaginario. Il Nobile, colui che cerca di ignorare il conflitto, continuando a discutere gli altri argomenti, esprimendo disapprovazione per il troll ma non sfidandolo. Il Moderatore, colui che cerca di risolvere attivamente il conflitto in modo che tutte le parti in causa restino il più possibile soddisfatte, dando talvolta involontariamente “da mangiare ai troll”. E , infine, il più furbo di tutti: lo spettatore: chi si allontana dal conflitto limitandosi a osservare o anche abbandonando la comunità.

Ma la domanda è: c’è un modo per sbarazzarsi degli amici troll? La soluzione più comune è ignorare le provocazioni, resistendo alla tentazione di rispondere. Quando un troll viene ignorato, solitamente inizia a produrre messaggi sempre più offensivi cercando di provocare una reazione, sovente scadendo anche nel grottesco, per poi abbandonare il gruppo deluso. Se il sistema lo permette, si possono inoltre applicare filtri che rendono invisibili al resto della comunità i messaggi inviati dagli utenti segnalati al sistema come disturbatori (per esempio i killfile, nel caso dei newsgroup, o le [i]“black list”[/i]). Altra soluzione, specie se la discussione sta degenerando, è sfruttare le capacità degli utenti moderatori che pacatamente cercano di riappacificare gli animi.

E dopo questa lunga discettazione, sfido chiunque a non provare a fare il troll almeno una volta. E proprio perché facebook è, ammettiamolo, diventato una specie di abito di gala che ognuno può indossare a proprio piacimento, fingendosi ciò che in realtà non è, potrebbe essere divertente vedere che effetto fa smantellare questo salotto virtuale, ingaggiando battaglie a colpi di ‘sono peggio io di te’.