Protesi dannose: l’Italia chiede i numeri reali

5 novembre 2013 | 13:38
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Protesi dannose: l’Italia chiede i numeri reali

di Alessia Lombardo

Seppur in ritardo rispetto ad altri Paesi anche l’Italia ha intrapreso la propria battaglia alle protesi all’anca dannose e alle conseguenze che possono causare una volta impiantate. Per capire come e quando nasce il problema, divenuto velocemente di respiro mondiale, bisogna tornare indietro di alcuni anni, precisamente nell’agosto del 2010 negli Stati Uniti.

Tutto è nato dall’outing della società farmaceutica multinazionale DePuy produttrice di una protesi per l’anca rivelatasi difettosa. L’azienda si era resa disponibile a risarcire tutte le spese per i danni arrecati ai trapiantati. Le protesi furono ritirate volontariamente dal commercio appena la ditta si rese conto dell’imperfezione. Un polverone mosso negli Usa, di cui l’Italia si preoccupò solo un anno più tardi.

In prima linea da un decennio il medico aquilano Francesco Bizzarri, che seguendo direttamente oltre 50 pazienti in tutta Italia trapiantati con quella protesi, è venuto a conoscenza dello scandalo americano ed ha tentato di interrompere l’utilizzo delle stesse protesi in Italia. Non ottenendo risultati, l’ortopedico aquilano si è affidato alla stampa con numerose denunce mediatiche che hanno creato una grossa risonanza intorno alle protesi in tutto il Paese, Bizzarri si è rivolto prima a “[i]Striscia la Notizia[/i]” e poi è stato invitato in altre trasmissioni.

Il 17 novembre del 2011 arrivò nel nostro Paese la prima ordinanza del ministero della Salute seguita dalla missiva del 25 gennaio 2012 alle Asl e ai medici che prescriveva il richiamo dei pazienti per accertamenti. Ad oggi la battaglia italiana alle protesi all’anca dannose vede uno sviluppo a macchia di leopardo, rivendicando su tutto il buco informativo nazionale. Mentre medici e pazienti richiedono a gran voce l’ufficialità della totalità dei casi, non vi è al momento nessuna reportistica ufficiale sulla mortalità causata dalle protesi “difettose” dell’azienda DePuy e i numeri sui pazienti rintracciati su tutto il territorio nazionale non tornano, dividendosi in ufficiali e ufficiosi.

Il tenace medico abruzzese, ospite qualche settimana fa della trasmissione ‘[i]Mi manda Raitre[/i]’, continua la sua battaglia, denunciando l’omertà che avvolge il diffuso caso delle protesi, non soltanto nei numeri. «Non riusciamo ad avere i numeri precisi dal ministero – ha denunciato Bizzarri – su 4.500 pazienti trapiantati, al momento sono stati individuati solo 3.100 pazienti che hanno intentato la causa contro la De Puy». «Bisogna pensare che 1.400 pazienti ancora non sono stati raggiunti e, al momento, non sono ricorsi alle vie legali», ha concluso Bizzarri.

Inoltre il gap sui casi ufficiali e i casi ufficiosi va ad aumentare se oltre alle strutture pubbliche si prendono in considerazione quelle private che nell’arco degli anni hanno impiantato le protesi.

Ma non è soltanto la DePuy a preoccupare. Come sostenuto dal dottor Bizzarri ci sono stati dei riscontri dannosi di pazienti che hanno impiantato modelli di protesi di altre case farmaceutiche. «Dalla trasmissione andata in onda – ha sottolineato Bizzarri – è emersa una problematica ancora più grande e inquietante, per cui sembrerebbe che altri pazienti abbiano avuto gli stessi problemi, ma non con le protesi DePuy».