Baby prostitute a L’Aquila, Procura avvia inchiesta

6 novembre 2013 | 15:10
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Baby prostitute a L’Aquila, Procura avvia inchiesta

La Procura della Repubblica dell’Aquila ha avviato un’inchiesta sull’allarme prostituzione minorile nel capoluogo abruzzese lanciato ieri dal vescovo ausiliare del Giovanni D’Ercole.

Il vescovo ha riferito di essere stato informato da un medico dell’ospedale dell’Aquila sul fatto che ci sono baby prostitute, anche con meno di 14 anni, che vendono il proprio corpo per una ricarica telefonica. D’Ercole ha mantenuto il più stretto riserbo sul nome del medico e sulle modalità con cui si è imbattuto in questi gravissimi casi. Ora il vescovo e il medico saranno ascoltati dai magistrati, probabilmente come persone informate sui fatti. Ad occuparsi della complessa vicenda il pool di pm che ha la competenza di questi reati i quali hanno già acquisito i resoconti sui mass media.

«Vogliamo approfondire in tempi solleciti quanto denunciato da monsignor D’Ercole – spiega il procuratore capo Fausto Cardella – con modalità che verranno decise dal pool competente su questi reati». Per ora si tratta di una indagine tecnicamente «preliminare», «accertativa» che farà il salto di qualità qualora venissero trovate prove e riscontri ai gravi fatti riportati da D’Ercole.

Ieri, polizia e carabinieri, oltre che la procura, avevano detto che ufficialmente a istituzioni e forze dell’ordine non risultano denunce di casi del genere. Due anni fa su un’indagine approfondita, attivata da alcune segnalazioni, non emersero poi riscontri.