
La Dia di Reggio Calabria ha sequestrato beni per un valore di 325 milioni di euro ad un imprenditore del settore oleario, Vincenzo Oliveri, di 59 anni, con interessi nel settore alberghiero e della ristorazione anche in Abruzzo ed Emilia Romagna. Oliveri è stato coinvolto in passato in una serie di truffe all’Unione europea.
Il sequestro dei beni è stato fatto in esecuzione di un decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria in accoglimento di una proposta del direttore della Dia, Arturo De Felice.
I beni sequestrati consistono, tra l’altro, in 18 società, 39 immobili, disponibilità finanziarie in 52 banche e in titoli Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, concernenti nel diritto alla percezione degli aiuti comunitari per un valore di oltre 16 milioni di euro.
Tra i beni societari oggetto del provvedimento di sequestro preventivo figurano il 50 per cento delle quote sociali e il patrimonio aziendale dell’albergo a 4 stelle “Grand hotel Don Juan”, ubicato sul lungomare di Giulianova (Teramo); l’intero capitale sociale e il patrimonio aziendale dell’albergo “Villa Fiorita”, anche questo ubicato a Giulianova; il resort-ristorante “Il feudo degli ulivi” a Borgia (Catanzaro) e l’intero capitale sociale e il patrimonio della società “Borgia eolica”, con sede a Ravenna, titolare dell’attività di realizzazione, gestione e manutenzione di un parco eolico a Borgia. Sequestrati, infine, l’intero capitale sociale e il patrimonio di alcune aziende del settore della lavorazione dell’olio.
«Il sequestro di beni disposto dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Oliveri rappresenta, in termini di importo, la metà di quanto la Dia aveva richiesto». Lo ha detto, incontrando i giornalisti, il capo centro della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone.
«Aspettiamo dunque di conoscere – ha aggiunto – la determinazione della Corte d’Appello dell’Aquila in merito alla richiesta di sequestro che è stata fatta per il resto dell’ammontare del capitale mobiliare ed immobiliare in capo all’intera famiglia Oliveri». La parte di beni che è stata sequestrata è intestata, oltre che a Vincenzo Oliveri, ai figli Matteo e Giovanni, di 32 e 28 anni.
Il gruppo Oliveri, secondo quanto riferito dagli inquirenti, detiene un patrimonio complessivo stimato prossimo ai 700 milioni di euro. «In questa occasione – ha detto ancora Ardizzone – il Centro Dia di Reggio Calabria ha applicato per la prima volta il codice antimafia novellato, che prevede il sequestro preventivo dei beni che appartengono a persone che vivono abitualmente di proventi illeciti».
«La famiglia Oliveri, che opera essenzialmente nel settore olivicolo – ha detto Sebastiano Lentini, capo settore investigazioni preventive della Dia di Reggio – si è resa responsabile di artifizi contabili, evasione di imposta e indebite percezioni di contributi europei, operazioni che non potevano sfuggirci. Abbiamo così deciso di monitorare la movimentazione dei beni e dei capitali del gruppo dal 1978 al 2011, facendo emergere la vera realtà contabile del gruppo Oliveri».