Calciobalilla, da quest’anno è marsicano

9 novembre 2013 | 09:48
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Calciobalilla, da quest’anno è marsicano

di Gioia Chiostri

Credere in un sogno è la volontà umana che si ammanta di determinazione. Vincere quel sogno, portarlo in grembo come un qualcosa di assolutamente lontano e sconosciuto, e poi partorirlo, può davvero rassomigliare al più bel volto della felicità. Una squadra di Castellafiume, nella Marsica, ha conquistato la torre della Serie C di Cacliobalilla, arrivando a toccare l’apice e a passare in B. Questa è la storia dell’associazione ‘Marsicalciobailla’, nata di recente ma già approdata al successo.

«In Sardegna, la mia regione di nascita, il Calciobalilla, o come è noto nella ‘volgar lingua’, il biliardino, è contemplatissimo. Io ho cominciato così, per gioco; avevo 28 anni quando imbucai la prima pallina. Adesso, qui in Abruzzo, ho scelto di trasmettere questa mia passione ai ragazzi del posto, che hanno recepito e accolto tutti i miei insegnamenti». Giola Stefania, campionessa italiana di calciobalilla in carica e presidente dell’associazione Marsicalciobalilla, nonché mentore della squadra ‘Castellafiume’, racconta i retroscena di questo insolito sport che, a quanto pare, sta letteralmente abbandonando i bar, per approdare a luoghi di maggior competizione sportiva.

«Inizialmente giocavo a livelli da spiaggia, in Sardegna, come fanno tutti, poi ho fatto il tesseramento alla Ficb ( Federazione italiana gioco del calciobalilla) e sono entrata nel circuito. Mi sono trasferita in Abruzzo per amore, e, alla fine, ho ritrovato anche la mia vecchia passione, il calciobalilla. Un giorno io e il mio fidanzato Danilo Mancini, attuale vicepresidente dell’associazione, abbiamo deciso di aprire la sezione marsicana del calciobalilla. Nel resto d’Italia è praticato come sport, qui, invece, ha ancora quel carattere di passatempo. Io sono prima nella classifica italiana donne, alla quale si accede singolarmente. I punti acquisiti vanno in base ai tornei ‘best national tour’, divisi in coefficiente 2 e coefficiente 3. Il titolo di campionessa assoluta nazionale è stato per me una grandissima soddisfazione. Inoltre questo è il secondo anno consecutivo che arrivo terza con Simone Rossoni, campione plurititolato di Pescara al campionato misto. La disciplina del calciobalilla – prosegue Stefania – si divide in due categorie: volo e tradizionale. Alla prima categoria, bisogna giocare, come si suol dire, tutto ‘di prima’, ossia si stoppa la palla e si tira. Al tradizionale, invece, non si può fare stop e tiro direttamente, ma bisogna passare per la sponda. Il capitano della nostra squadra di Calciobalilla, che ho allenato e portato alla serie B, Pietro Giancaterina, è, ad esempio un volista nato. Prima di ogni partita, si decide a sorte con quale categoria cominciare (se volo o tradizionale), e si giocano tre palline a volo e le altre tre al tradizionale, o viceversa. Di donne, ne siamo, almeno per adesso, ben poche: sei o sette, non di più. I tesserati della sezione, invece, arrivano in tutto agli ottanta / novanta. Quest’anno ho deciso di imbarcarmi assieme ai miei ragazzi nell’avventura del campionato della lega a squadre, che è stato a tutti gli effetti un battesimo (per me come presidente e per la squadra come prima competizione ‘seria’). La vittoria è stata assaporata fino in fondo, direi. Del calciobalilla, infine, esistono varie categorie: junior, under 14, juniores, uomini, donne, veterani».

{{*ExtraImg_171069_ArtImgRight_300x260_}}In tutta Italia, i tesserati alla federazione del gioco del calciobalilla sono 16 mila. Un numero pazzesco se rapportato a tutto il resto della penisola che ancora non sa o non vuol sapere di questo sport. «La mia associazione – conclude Giola Stefania – ha, ovviamente, il proprio campionato interno: noi facciamo gareggiare sia uomini che donne, non a caso sono tra i primi dieci nelle maschili nazionali. Nella serie C, inoltre, non è obbligatoria la donna, mentre nella serie B, è richiesta e sarò io la prescelta che li aiuterà in questa nuova impresa. Il nostro obiettivo è arrivare alla serie A, ma, soprattutto, creare un gruppo di tesserati ancora più grande».

Giuseppe Feliciani, presidente dell’associazione del gioco del calciobalilla abruzzese, parla, invece, della sua squadra di provenienza, la Teramo, e delle prospettive regionali di uno sport che si sta aprendo molte porte e portoni nel cuore degli sportivi. «Nel ’95 – dice – è nata la federazione in Abruzzo. Ad oggi, possiamo considerare il calciobalilla come uno sport a tutti gli effetti, poiché ci sono anche i mondiali, ad esempio. Per me, dove c’è competizione, c’è agonismo e volontà di gareggiare, per questo non lo considero solo passatempo. Nel 2016, a Torino, durante lo svolgimento delle Olimpiadi, il Calciobalilla andrà lì con l’intento di presentarsi come disciplina sportiva. Io ho iniziato a giocare da poco, tre anni e mezzo. Solitamente chi lo fa per competizione, si allena almeno quattro ore al giorno. Fa piacere che quest’anno, in Abruzzo, come rappresentanze di squadre ce ne erano molte. A livello regionale c’è la Teramo, la mia squadra, che è attiva da tre anni; La Marsicalciobalilla, che è nata invece quest’anno; la Pescara balilla che è la più presente a tutti gli effetti sul territorio. Il messaggio che voglio trasmettere è che il ‘biliardino’ è una disciplina con le sue proprie regole e tecniche, ma anche un hobby divertentissimo. Esiste anche L’Aquila calciobalilla, nata da due o tre mesi. Per la Marsica, ma anche per l’Abruzzo che in veste di presidente rappresento, è stata una grande soddisfazione. Per quanto concerne la sezione femminile, devo dire che in Regione sta crescendo moltissimo: a Teramo vengono ad allenarsi una decina di donne. Quella del Calciobalilla è una cultura che si sta affermando. Tra gli obiettivi: associare più gente possibile, sicuramente. C’è tanta gente che gioca a biliardino: il nostro scopo è farli giocare a calciobalila».

Pietro Giancaterina, capitano della squadra ‘Castellafiume’ arrivata alle stelle del calciobalilla, commenta: «come prima esperienza direi che è riuscita bene, dato che abbiamo portato a casa la vittoria. Noi ci siamo tesserati singolarmente alla sezione marsicana tre anni fa. La squadra invece, che ha rappresentato a livello nazionale la Marsica, l’abbiamo formata quest’anno. Il profondo legame che si è creato ha visto sorgere feeling e fiducia tra di noi. La squadra è formata da 8 persone: Emiliano Ciccone, Mario Di Nicola, Simone Sambucini, Alessandro Collina, Luca Ciannavei, Andrea Piccioni e Danilo Mancini. Abbiamo dovuto lottare contro 32 squadre. In tutto erano 8 gironi da quattro e si giocava su tre tavoli contemporaneamente. Per l’assegnazione dei punti, si è fatta la sommatoria dei gol di tutti i tavoli. L’ultima partita l’abbiamo giocata contro la Modica, squadra della Sicilia. C’è da dire che abbiamo trionfato con 10 gol di scarto. Ma la soddisfazione più bella è stata, però, in semifinale: eravamo 14 gol sotto a 2 minuti dalla fine. Ma ce l’abbiamo fatta. Il primo a credere veramente in noi è stato Danilo Mancini: l’anima della squadra».

Squadra innalzatasi alla serie A di calciobalilla, invece, è la Finale Emilia. Squadra non abruzzese di forma, ma nel sangue, dato che nel gruppo giocano ben quattro nostri conterranei (originari di Chieti): Matteo Rutulo, Matteo Polidoro, Max Del Rosario e Fabrizio Maturo. «Nostro obiettivo era, non lo nascondiamo, la serie A. Abbiamo vinto per salire le scale della competizione e abbiamo riportato un grande risultato – commentano così i due Matteo della squadra – l’obiettivo era, in realtà, il podio, ma abbiamo perso l’ultima partita per un punto, così abbiamo dovuto conquistare la palma della vittoria ai play off. Sfortunatamente, a Chieti, il calciobalilla non è affatto sentito. A giocare siamo solo noi quattro in tutta la zona. Ovviamente ricordiamo anche gli altri ragazzi della squadra: Michele Zeppa, Nicolas Pagano, detto Peggy, e il capitano, o per dirla maccheronicamente, la capitana, Sharon Pisa».

Danilo Mancini, primo ultra della squadra, e loro primo sostenitore, così conclude: «io e Stefania abbiamo creato questa associazione, pian piano li abbiamo cresciuti come veri e propri atleti. Io sono il vicepresidente e per me è un grande onore aver visto i ragazzi salire sul podio. Nella vita, prima di questo, io facevo il musicista e per lavoro facevo e faccio il poliziotto. Ma il calciobalilla, o meglio la magia che lo attornia, è un qualcosa di indimenticabile e salutifero. Siamo, ad oggi, un bel gruppo. Io ho fatto l’autista della squadra, li ho portati fino a Saint-Vincent (dove si è disputato il campionato) come debuttanti. Sicuramente una bella soddisfazione per loro e per me, nonostante non sia un loro ‘compaesano’. Sono originario di Roma, di fatti, ma un giorno me ne sono stufato. Ho preso la cartina e, a caso, ho scelto un luogo dove edificare le fondamenta di una passione. Nella Marsica parecchi giocavano a bilardino, ma la federazione era assente. La gloria nostra più grande, però, è che abbiamo tolto i ragazzi dalla piazzetta, è che abbiamo dato loro un obiettivo per cui combattere allegramente. Il Calciobalilla è fatto di regole, onore, disciplina, etica, amicizia e umiltà: non si usano toni violenti, non si prende in giro l’avversario. La medaglia che ci hanno dato è solo un ornamento. Per me, quella vera, è la voglia di proseguire che si legge negli occhi di chi ogni giorno sprono».

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