Il racconto di Mascitti è credibile

12 novembre 2013 | 14:09
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Il racconto di Mascitti è credibile

«Le dichiarazioni rese da Andrea Mascitti sono da ritenersi credibili in quanto il suo narrato si palesa logico, coerente, dettagliato, verosimile, reiterato, costante ed univoco, sostenuto da numerosi riscontri esterni di tipo documentale e dal contenuto delle conversazioni sopra riportate». Così il gip del Tribunale di Pescara Maria Carla Sacco definisce nell’ordinanza l’imprenditore, che ha denunciato le continue richieste di denaro ricevute da parte dell’assessore De Fanis in cambio della erogazione di fondi per l’organizzazione di manifestazioni culturali. «L’esposizione dei fatti – prosegue il gip – e ricca di dettagli ed e apparsa significativa della volonta precisa di fornire una esposizione completa, precisa, e particolareggiata, indice di lealtà e di assenza di qualsiasi sospetto manipolatorio e calunniatorio da parte della parte offesa che spontaneamente ha fornito ogni collaborazione agli inquirenti».

Nell’ordinanza, con cui oggi è stato arrestato l’assessore De Fanis, il gip Sacco sottolinea come l’imprenditore Mascitti «sia stato chiaramente obbligato a sottostare al singolare meccanismo di ottenimento e liquidazione dei contributi regionali ideato dall’indagato». L’imprenditore in particolare sarebbe stato «posto di fronte ad un aut-aut: o seguire le “istruzioni” dettate dal De Fanis, oppure desistere dall’organizzazione degli eventi culturali “…ci vuole per forza tale somma per me… non si può fa” (cfr. querela in data 3 marzo 2013)”. A tal proposito, vengono citati episodi legati all’8° Concorso Internazionale di musiche per film Mario Nascimbene Award e al 26 esimo Salone Internazionale del Libro di Torino».

Riguardo al concorso Nascimbene, l’imprenditore racconta di essersi recato presso gli uffici della Regione in via Conte di Ruvo a Pescara e di essere stato ricevuto dall’assessore e dalla sua segretaria Zingariello. In tale sede, De Fanis con in mano il foglio del preventivo di spesa provvisorio, consegnatogli precedentemente da Mascitti, «ha iniziato a conteggiare le spese ed a apportare di suo pugno modifiche e cancellazioni sulle varie voci, raggiungendo, per la realizzazione dell’evento, una spesa totale di circa 22.000 euro».

«A questo punto – riferisce l’imprenditore – mi diceva che dovevo gonfiare le spese fino a 30.000 euro in modo da poter far uscire una somma anche per loro». Per quanto riguarda l’evento di Torino, «mi ha presentato il preventivo di spesa – racconta sempre l’imprenditore- con una cifra di 1.500 cerchiata aggiungendo in quel momento, di suo pugno, la cifra 4.000 a fronte dei 2.314,50 euro preventivati». A proposito dell’evento di Torino, nell’ordinanza viene riportato un colloquio insieme a diverse telefonate tra De Fanis, la Zingariello e l’imprenditore Mascitti in cui si parla della somma di 1.500 euro, che per l’accusa sarebbe la cifra in danaro pretesa dall’assessore come tangente. In uno stralcio di tale telefonate, la Zingariello chiama Mascitti e gli dice: “Andrea sono Lucia, è Andrea stavo aspettando la mail, io c’ho i tempi stretti, domani”. De Fanis, nel frattempo, raccomanda alla segretaria di farsi “dire l’importo!”. Zingariello: “è!”. De Fanis: “l’importo vero!”. Zingariello: “mi dici l’importo Andrea (pausa) quindi in tutto è 4.000?”. De Fanis: “compreso il nostro?”. Zingariello: “compreso il tutto? (pausa) sì».

L’assessore De Fanis «risulta, per come sopra dimostrato, dedito a strumentalizzare la propria carica a fini illeciti, predisponendo complesse strategie di procedure amministrative, denotando, pertanto, una pervicace abitualità delittuosa di talché è altamente probabile che compirà altri reati della stessa specie di quelli posti in essere». Lo sottolinea il gip del Tribunale di Pescara Sacco, nella parte dell’ordinanza in cui motiva le esigenze cautelari a carico degli arrestati.

Per quanto riguarda la segretaria Lucia Zingariello, a detta del giudice per le indagini preliminari, «svolge mansioni da intermediaria nella attività illecita posta in essere da De Fanis stesso; anche per lei appare concreto il pericolo di reiterare condotte delittuose analoghe a quelle già accertate a suo carico». Ermanno Falone, legale rappresentante di Abruzzo Antico e in questa veste, «prestanome del De Fanis», per il gip, «risulta dedito sistematicamente a concorrere con quest’ultimo nelle condotte illecite; tuttavia il Falone – prosegue il giudice – ben potrebbe compiere anche autonomamente analoghi reati, portando ad ulteriori conseguenze delittuose quelli in itinere, con il collaudato sistema della associazione Abruzzo Antico attraverso la predisposizione di fatture “gonfiate” finalizzate ad ottenere finanziamenti per le attività culturali e concreto, allo stato, appare il pericolo di inquinamento probatorio, non apparendo il Falone occasionaIe complice, ma concorrente abituale del De Fanis».

Rosa Giammarco, responsabile dell’Agenzia per la Promozione Culturale della Regione Abruzzo, viene descritta, invece, come «funzionaria infedele ai propri compiti d’ufficio». «Consapevole del ruolo di De Fanis dietro l’associazione Abruzzo Antico – è scritto nell’ordinanza – si è adoperata per far ottenere i finanziamenti in favore dell’Assessore conoscendo le sovrafatturazioni e potrebbe continuare nella condotta e, anche per lei, concreto, allo stato appare il pericolo di inquinamento probatorio, non apparendo la Giammarco occasionale complice, ma concorrente abituale di De Fanis».