Parco Sirente-Velino in pericolo

13 novembre 2013 | 18:22
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Parco Sirente-Velino in pericolo

Da alcune settimane è iscritta all’ordine del giorno del Consiglio regionale una proposta di legge recante la variazione dei confini del Parco Regionale Sirente-Velino.

Se approvata la modificazione escluderebbe dal Parco una centrale e vastissima zona ricompresa fra: la Punta dell’Azzocchio, monte Rotondo, le propaggini di Rocca di Mezzo, Terranera, Rocca di Cambio, fino a Forcamiccia, MOonte Cagno e Serralunga.

«In pratica l’intero Altipiano delle Rocche – si legge in una nota divulgata da Enzo Lombardi, presidente della comunità montana – cuore inscindibile di tutto il Parco regionale, verrebbe ad essere eliminato dal Parco stesso. Sento il dovere di ricordare a tutti che il Parco regionale Sirente-Velino nacque con apposita legge regionale nel 1991 su iniziativa popolare consistente in una proposta di legge di tutti i Consigli comunali della Comunità Montana Sirentina».

«Rivendico in qualità di Presidente di quella Comunità Montana – si legge ancora – assieme ai Sindaci ed alle popolazioni, tutto l’orgoglio di tale iniziativa che si basava su una incisiva e lunga, completa elaborazione scientifica, tecnica, amministrativa e normativa portata a termine con l’autorevole coinvolgimento dei dipartimenti competenti della nostra Università dell’Aquila e, per l’aspetto sociale e l’incidenza economica e programmatica, con l’aiuto di brillanti accademici. La più forte emozione, a qualche anno di distanza dalla sua creazione e crescita, l’ho provata assieme, posso immaginare, a tutti gli altri, nell’avere imprevedibili incontri ravvicinati con ogni tipo di fauna, in particolare quella di cervi e caprioli, ormai stanziali su tutto il territorio, straricco di patrimonio faunistico, floristico ed ambientale. Più che il suo depauperamento territoriale, ritengo che la Regione, lo Stato e tutte le altre Istituzioni, specie di protezione culturale, dovrebbero assumere una nuova iniziativa di allargamento del territorio del Parco a tutta la Valle Subequana, ai Comuni di Ocre, Lucoli e Tornimparte, nonché nella Marsica, almeno ai Comuni di Massa D’Albe e Magliano, per consentire la migliore conservazione, conoscenza e promozione anche ai fini turistici delle opportunità non solo paesaggistiche, ma anche archeologiche, monumentali ed artistiche che, con grande rilevanza quantitativa e qualitativa, sono presenti in tutta l’area. Sarebbe assurdo che la Regione, anziché implementarlo, abbassasse, anche ai fini di un sano turismo di pregio, le ricchezze e le opportunità, di fatto uniche, di sviluppo fondato sulla cultura e l’ambiente».

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