
di Roberta Galeotti
Si avvicinano le elezioni regionali e la crisi di governo è dietro l’angolo. Chi credeva di deteriorare l’immagine di Berlusconi e del suo partito usando la tragedia dell’Aquila e criticando il suo operato nella gestione del post sisma «fa del male all’Italia perché ne dipinge un’immagine non reale» è il commento di Gianni Chiodi.
Noi del Capoluogo riteniamo che ci siano tanti modi per perseguire l’illecito, quello fatto attraverso la gogna mediatica e il pettegolezzo crediamo sia il più bieco e il più avvilente. Per questo abbiamo scelto di intervistare il presidente Chiodi e di non aggiungere nessun commento alla notizia dell’arresto dell’assessore De Fanis.
Abbiamo iniziato l’intervista a Chiodi ripartendo dall’attacco del parlamentare danese Sondegaard e dalla cassa di risonanza fatta alla sua relazione dai media.
«[i]La gestione dell’emergenza a L’Aquila è stata efficace e se anche fosse costata un po’ di più[/i] – ha spiegato Chiodi -, [i]tutte le scelte sono state fatte in un lasso di tempo strettissimo e nell’interesse della popolazione sfollata. Il progetto case, infatti, si è dimostrata la soluzione migliore per gli aquilani, che con qualunque altra soluzione ancora oggi non sarebbero potuti rientrare nelle proprie case, costretti a vivere nel disagio e per molto tempo ancora sarebbero dovuti rimanere nelle soluzioni provvisorie scelte nella frenesia di quei giorni[/i]».
Riguardo alle polemiche legate al costo di costruzione del Progetto Case, il presidente è perentorio nell’affermare che «[i]il valore di mercato del costo di costruzione non esiste per situazioni come quelle vissute a L’Aquila. Chi ha affrontato la costruzione delle piattaforme del progetto Case, sapeva di dover lavorare anche la notte, di affrontare un lavoro d’emergenza in posti non attrezzati alla costruzione residenziale. Non abbiamo avuto tempo per negoziare e abbiamo affidato a diverse aziende le varie piattaforme.
Chi specula, valutando il costo per metro quadrato su standard di edilizia residenziale in condizioni di normalità, fa disinformazione e fa valutazioni da ignoranti, in quanto non ci sono prezzi di mercato per situazioni analoghe alla nostra.
Dietro la vicenda Sondergaard c’è un’operazione politica di un oscuro parlamentare della sinistra estrema enfatizzato da un giornale come La Repubblica, che ha dato al suo rapporto un’importanza tanto faziosa.
Le critiche di Sondergaard sono ingiustificate. Ritengo grave che una testata credibile come La Repubblica gli sia andata dietro, facendo del male al paese. Queste operazioni mediatiche, che strillano al mondo di sperperi e di infiltrazioni mafiose inesistenti, non fanno altro che avvalorare nel mondo l’immagine di una Italia pessima di mafia e mandolino.
A L’Aquila, dove c’è un movimento economico enorme intorno alla ricostruzione, i rischi di infiltrazioni mafiose sono molto alti, ma i controlli qui funzionano»[/i] – conclude Chiodi.
E poi prosegue «[i]ce lo ha dimostrato la storia della famigerata cricca aquilana. Tutte le testate italiane e mondiali ne hanno parlato ma poi dalle indagini non è risultato nulla di concreto, eppure nel mondo è passata questa verità. Questo tipo di disinformazione va a danno del paese.
Anche la leggenda metropolitana dell’immediato post sisma sulle case costruite con la sabbia di mare. Non si sono rilevate abitazioni costruite con sabbia di mare[/i]».
Per parlare di immagini mediatiche anche gli aquilani «[i]appaiono all’Italia intera come lamentosi ed inoperosi, in attesa di aiuti e di altri in grado di risolvere i loro problemi. Non credo sia così!
Gli aquilani si sono rimboccati le maniche e stanno reagendo.
C’è una classe dirigente dedita alla lamentazione che per coprire le proprie inefficienze appare nei media piagnucolando e frignando, dipingendo un modo di essere aquilano non rispondente alla realtà.
Anche i giornali hanno giocato un ruolo non positivo perché hanno portato in evidenza ed enfatizzato solo ed esclusivamente le cose negative di tutto quanto sia stato fatto e mai le cose positive.
Gli aquilani sono propositivi e lavoratori. La ricostruzione del centro storico sta partendo e questo è il frutto di 4 anni di lavoro. Dobbiamo cercare di ridare una nuova immagine dell’Aquila e degli aquilani al paese, facendo emergere le positività[/i]».
Sta per terminare il quinquennio Chiodi, iniziato a dicembre 2008 dopo gli arresti di Sanitopoli, subito condizionato dal terremoto del 6 aprile e terminato con la crisi più grande che abbia colpito l’Italia dopo il 1929.
«[i]Il terremoto è stato un evento terribile che mi ha impegnato moltissimo per i primi due anni.
Ero pronto ad affrontare la questione del risanamento della
Sanità del riassestamento finanziario per liberare risorse.
Non pensavo di dover affrontare un terremoto devastante che colpisce l’Abruzzo ogni 300 anni e una crisi economica come non si vedeva dal 1929.
Abbiamo ridotto le tasse e tagliato il debito del 25%.
Non siamo più una regione canaglia e siamo tra le 4 regioni italiane in equilibrio. Siamo adempienti per i livelli di assistenza, come lo sono solo 8 regioni in Italia.
I capelli mi sono diventati bianchi, ma sono soddisfatto degli obiettivi raggiunti.
Ogni momento di crisi cela delle opportunità e credo di averle sapute cogliere lasciando un Abruzzo più forte, pronto ad affrontare la ripresa[/i]».
Il presidente Chiodi è un fiume in piena: «[i]L’ultima indagine ISTAT sulla disoccupazione rileva che il livello abruzzese è più basso di quello delle Marche. Questo dipende principalmente dai nostri imprenditori ma anche dalle politiche attive del lavoro che sono state utilizzate al meglio da questa giunta.
Sono ottimista per il futuro[/i] – prosegue il presidente -.
[i]Il risanamento etico che abbiamo apportato nella gestione della cosa pubblica eliminando carrozzoni, accorpando enti d’ambito ed eliminando comunità montane sul livello del mare, è sotto gli occhi di tutti[/i]».
Silvio Berlusconi ha accompagnato Gianni Chiodi nella sua campagna elettorale del 2008. Le difficoltà del momento politico nel Pdl, il rischio scissione e il consiglio nazionale di domani minano la stabilità del candidato presidente bis?
«[i]La campagna elettorale precedente si è svolta in un contesto diverso, il mondo dopo il 2009 è cambiato!
La politica fatta di promesse, di fumisterie e di belle parole che la gente comprende poco, è finita. Quelle chiacchiere non danno garanzie su servizi migliori al cittadino e sulla diminuzione delle tasse.
Mi presento sereno agli elettori che non potranno bocciare una giunta che ha fatto. Il paese è maturo per scelte che non siano demagogiche.
Lo stesso Renzi è apprezzato, è un one man show ma quando ha governato non è stato consequenziale. Nei paesi anglosassoni quando parli e fai promesse se poi non sei conseguente perdi la reputazione. So di avere una reputazione solida davanti agli abruzzesi[/i]».
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