La favola nera di Argo

19 novembre 2013 | 16:08
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La favola nera di Argo

di Gioia Chiostri

Ci sono giorni in cui pensiamo che al peggio davvero non possa esserci mai una fine. Ci sono giorni, tremendi, in cui la crudeltà umana viene a farci visita, scanzonata. Giorni in cui raccogliamo la forza che c’è in noi stessi, e combattiamo. Questa è la storia di Irene Crea, o meglio del suo cucciolo di cane, che si chiama Argo e che è stato avvelenato.

«Il tutto – commenta la ragazza – si svolge tra le 2 di notte di mercoledì quando ho staccato da lavoro e le 3.43, ora segnata sulla cartella clinica consegnatami dal veterinario. Tornando a casa trovo il mio ragazzo ancora con il giaccone addosso, per farmi un favore, visto che dopo il lavoro sono sempre stanca. Aveva fatto uscire un po’ il mio cane, Argo. Non faccio in tempo nemmeno a togliermi il cappotto di dosso che Argo si siede in modo strano come se avesse mal di pancia. Conoscendo benissimo il mio cane esco di nuovo con lui e per più di 10 minuti ha scariche diarroiche continue. Il mio ragazzo allora si ricorda che nel portarlo fuori aveva annusato insistentemente in mezzo a un gruppo di foglie, l’aveva strattonato con forza ma nel momento esatto in cui aveva provato a togliergli “quel qualcosa che aveva afferrato in bocca” l’ha sentito deglutire. Non pensando minimamente a un boccone avvelenato, ma piuttosto a qualcosa che non è stato digerito, torno a casa. Qui è cominciato l’inferno».

Per chi ha un animale domestico in casa o, comunque, è amante degli animali in generale, la storia di questo cagnolino d’Avezzano è davvero scioccante. «Argo – prosegue la padrona – un cane segugio di indole docile, buonissimo e conosciuto da mezza Avezzano ha cominciato a saltare, ad afferrare le sbarre del mio letto, a “gridare” letteralmente invece di ululare. Essendo finite le scariche diarroiche pensavo che il mio cane fosse impazzito. Ho chiamato mia madre per farmi dare tutti i numeri dei veterinari disponibili. Nessuno mi ha mai risposto. Lì è scattata la rabbia. Ho preso la macchina e sono andata ad attaccarmi al citofono della veterinaria di famiglia che abita a un isolato di distanza. Una volta sveglia mi ha risposto ‘io non sono un h24 ma venite comunque tutti qui’. Ho provato a spiegare che il mio cane era impazzito, che aveva avuto scariche diarroche e lei un po’ arrabbiata mi ha dato una siringa con un po’ di anestetico per calmarlo dicendomi che probabilmente era veleno. Non mi ha detto altro, né di tornare da lei né altro. Torno a casa e Argo è sotto il mio letto, bava alla bocca e occhi sgranati che, in preda a spasmi muscolari, sbatte una volta al comodino una volta al muro. Dico al mio ragazzo di fermargli la testa. Trovo una buona posizione e al primo colpo secco netto faccio la prima puntura della mia vita. Mentre Argo si calma e vedo uscire la lingua comincio a chiamare tutti i numeri della mia rubrica telefonica per chiedere aiuto (saranno state le 3 del mattino) e alla G mi risponde un amico che mi dice di uscire comunque di casa e di recarmi da un altro veterinario che ha la clinica h24 e di chiamarlo da lì».

Il seguito della vicenda è ancora più surreale. Irene si mette in macchina, dopo aver caricato Argo in auto, avvolto da una coperta. Guida con le quattro frecce attivate e gli abbaglianti per segnalare il disagio. Mentre arriva al polo opposto d’Avezzano, richiama sul cellulare un veterinario che dà, dopo essere stato indottrinato sulla situazione, le direttive.

«Con Argo in braccio sedato ma agonizzante – continua la ragazza – aspetto il veterinario tanti minuti che, per me, sono stati infiniti. Sento finalmente una macchina che corre velocissima. Scende un vecchietto zoppo che subito ci fa entrare nella clinica e immediatamente capisce tutto. Seguono fisiologica, desametasone e analisi per capire il tipo di veleno assorbito dal mio cane. Qui però sorge un problema. Non ha l’atropina, un farmaco salvavita per esseri umani. Mentre lui chiama un collega scrive una ricetta di urgenza per trovare questo farmaco. Io chiamo l’892424 e mi faccio dire la farmacia di turno notturna ma rimango con il veterinario mentre il mio ragazzo parte alla ricerca. Mi chiama dopo un po’. La farmacia notturna non ha l’atropina (una farmacia non ha un farmaco salvavita o non gliel’hanno voluta dare perché è un cane) il mio ragazzo è nel panico».

«Essendo figlia di medico – aggiunge – mi viene in mente l’ospedale: se non ce l’hanno al pronto soccorso, penso, dove potrebbero averla? Lui ha comunque una ricetta di un medico con scritta l’urgenza. Anche al pronto soccorso fanno storie, il medico veterinario stesso interrompe quello che sta facendo sul mio cane per parlare al telefono con questo medico. Alla fine il mio ragazzo arriva in clinica col farmaco, ma il veterinario dice che la quantità è troppo poca. Per fortuna il collega arriva nel giro di qualche secondo di distanza con altra atropina. Avendo fatto tutto ciò che c’era da fare, il veterinario compila la denuncia. Ogni tanto controlla pupille e temperatura di Argo. Mai conosciuta una persona così, mi dice di andare a casa e di aspettare la sua telefonata verso mezzogiorno e che avrebbe messo accanto al mio cane un’infermiera particolare. Nel momento in cui mi stacco dal mio cane e gli dico ‘fai il bravo’ lui apre gli occhi. Non dormo, sale la rabbia, pensavo che se avessi chiuso gli occhi, se mi fossi addormentata lui se ne sarebbe andato. Alle 9 mi arriva un messaggio: il miglioramento è continuo. Alle 12 mi chiamano dicendo che posso nel pomeriggio andare all’ambulatorio. Alle 15,30 sono già lì, e scopro finalmente chi è questa infermiera, un cagnone femmina buonissimo. Il veterinario le dice “andiamo a prendere Argo” e io pensavo che lo dovesse prendere in braccio. Vado verso la stanzetta per aiutarlo ma vedo che il mio cane mi corre incontro, un po’ rintronato un po’ abbacchiato sulle sue zampe certo, ma corre».

Esistono quindi di questi pericoli per i cani nella città di Avezzano? «Mesi fa – risponde Irene – in primavera/estate Argo annusando verso uno scatolone posto in piazza San Bartolomeo mi fece notare, purtroppo, che c’era un gatto morto all’interno; chiamai i Vigili e la cosa finì lì. Un sabato mattina di questa estate trovai un gatto morto in cortile; di solito vanno a morire lontano, invece lui era sul sentiero con gli occhi sbarrati. Chiamai la Asl che mi disse di coprire il gatto con un telo nero perché essendo sabato il servizio veterinario era già chiuso e sarebbe riaperto il lunedì. In ogni caso sarei stata contattata dai vigili per la segnalazione. Il gatto è sparito e io non sono stata chiamata da nessuno. Ci sono numerose colonie feline, ma ci sono da decenni. Il boccone, penso, non fosse per i cani, ma per i gatti che transitano nella zona, in particolare per i gatti di una signora che dormono sulla colonnina Enel alla cui base Argo ha raccolto il boccone».

Come commentare il servizio di ‘aiuto’ ricevuto? «Ricevere aiuto è stata un’impresa. Il servizio veterinario esiste e non esiste, ad Avezzano. Non mi rispondeva nessuno. Per fortuna mi ha richiamato questo signore che poi ho scoperto essere un veterinario storico di Avezzano. Secondo la cartella clinica la prognosi rimane riservata fino a completa guarigione. Ai miei occhi Argo è un po’ abbacchiato ma migliora di ora in ora e oggi, in particolar modo, sembra quello di sempre. Spero che anche gli organi più esposti al veleno come reni, fegato siano apposto. Continuiamo con le vitamine che ci ha prescritto il veterinario e tante coccole. Forse troppe. E sta apprezzando le visite di parenti e amici».

«L’appello che voglio fare – conclude la padrona che, a tutti gli effetti, può essere definita come coraggiosa – è che ci si aspetti maggiore chiarezza su chi chiamare in questi casi, un h24 efficiente, maggiore chiarezza sul perché sia stato così difficile trovare un farmaco salvavita. Alla popolazione del mio quartiere chiedo di fare attenzione e di avvertire i vigili o un veterinario se notano un boccone per terra sospetto. Più che dalla cittadinanza, però, sono stata aiutata da mezzo mondo. Dai parenti in Brasile agli amici in Italia, vicini e lontani. Argo è un cane quasi famoso, sia per la simpatia che per la dolcezza. Come disse tempo fa il mio coinquilino: ‘Argo è una brava persona’. Sarei curiosa di sapere che fine hanno fatto le segnalazioni sui gatti fatte a luglio e che fine farà la denuncia dell’altra notte. Nella mia città non è assolutamente il primo caso ma nella mia zona sono troppo frequenti. C’è sistematicamente qualcuno che mette bocconi avvelenati in strada e questo qualcuno va fermato. Ci sono le leggi, questa cosa costituisce reato; come si sono attivati per i rifiuti in strada ora si devono attivare per fermare questo scempio».

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