
Affidarsi al bisturi del chirurgo estetico e non essere soddisfatti del risultato, magari perchè ci si immaginava altro o non ci si ritrova con quel viso nuovo: è quanto capita al 15% di chi si sottopone a un intervento di chirurgia plastica, soprattutto al volto, e che, insoddisfatto, si rivolge a un altro specialista per ‘riparare i danni’ e tornare come prima.
Un fenomeno, secondo i chirurghi estetici, sempre più frequente, anche per colpa della crisi, che spinge molti a scegliere professionisti e trattamenti low cost che non sempre sono garanzia di qualità e all’altezza dei desideri. «La schiera dei pentiti non conosce sesso né età – spiega Ezio Maria Nicodemi, segretario esecutivo della Mediterranean Academy for Life Extension Sciences – anche se c’è una prevalenza di donne insoddisfatte per gli interventi al naso, e di uomini per quelli agli occhi, perché il loro sguardo gli sembra finto. Oppure perché un occhio è più grande dell’altro. Insomma, si tratta di errori di tecnica e di mal valutazione che portano il paziente a non rimanere soddisfatto. Bisognerebbe affiancare al chirurgo plastico uno psicologo, per accompagnare i pazienti in questo percorso».
L’insoddisfazione, aggiunge Nicolò Scuderi, ordinario di Chirurgia plastica all’università La Sapienza di Roma, «nasce spesso dall’incomprensione su ciò che il medico spiega al paziente su ciò che può fare, e dalle aspettative troppo alte del paziente, che non sempre chiarisce bene cosa vuole. Certo è che, se accettassimo di operare tutti quelli che lo richiedono, la percentuale di insoddisfatti salirebbe al 25-30%. Per quel che mi riguarda gli insoddisfatti che riopero sono circa il 30% dei miei pazienti».
Quello di ‘rimediare ai danni’ di un altro collega è una cosa che capita più o meno a tutti i chirurghi plastici, ma che negli ultimi tempi è diventata più frequente, per vari motivi. «In questi anni – aggiunge Nicodemi – sono nati come funghi centri che offrono questi interventi puntando più sul lato commerciale, ma senza selezionare i pazienti. Per le operazioni su naso e occhi normalmente si fanno 3-4 visite prima, lì invece si accelera». Inoltre, rileva Scuderi, «nel nostro settore sono aumentati coloro che si improvvisano chirurghi plastici, senza la necessaria formazione. Con la crisi, si spingono i costi al ribasso, sono tanti quelli che scelgono trattamenti a prezzi sottocosto,a rischio di essere fatti con prodotti scadenti. Tutto ciò ha portato ad un aumento del contenzioso legale. Addirittura – conclude Nicodemi – ci sono dentisti che ormai iniettano i filler proponendosi come medici estetici».