
di Nando Giammarini*
Occhi gonfi, sguardo perso nel vuoto, raggomitolata su se stessa, tristezza infinita. E’ la tipica immagine di donna vittima di una bieca, infinita, violenza perperata da anni ai danni delle persone più deboli. Dentro e fuori le mura domestiche.
Eppure queste povere donne un dì bambine – maltrattate, offese, amareggiate, deluse da un sistema che le schiaccia e le travolge ma non riesce, fortunatamente, ad annientarle ed annullarle – avranno conosciuto anche loro momenti di spensierata felicità e di gioiosa allegria. Altri tempi, giorni che furono!
Sono storie di esseri umani, ancor prima che di donne, che debbono parlare al cuore e alla mente di tutti e far riflettere seriamente sul gravissimo problema della violenza di genere e dell’infame realtà del femminicidio: una piaga sociale, un’assurda bestialità, che sconvolge la vita di tante povere donne e del contesto sociale e familiare in cui simile aberrante violenza si compie.
Eppure una domanda sorge spontanea, una domanda a cui i migliori psicologi, giornalisti, criminologi non trovano una risposta: ”Perché in Italia una donna ogni tre giorni viene uccisa? Come si fa ad ammazzare una persona per un qualsiasi problema, un litigio sia pure acceso? Si sta perdendo il ben dell’intelletto?”.
La statistica in questo ci aiuta ben poco, solo a riflettere sul fatto che la violenza domestica, quella inflitta dagli uomini di casa, è la prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni, decisamente superiore alle malattie.
Senza considerare poi il dramma delle spose bambine, una vera atrocità, fino all’assurdità delle baby squillo, venuta alla luce recentemente a Roma. Una pura e semplice pazzia.
Fortunatamente il Parlamento ha definitivamente approvato la legge sul femminicidio che contempla nuove aggravanti e nuove misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, compreso l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e l’arresto in caso di stalking. Misure volte a difendere l’universo femminile che speriamo si tramutino in atti concreti per arrivare ad un cambiamento di mentalità e d’epoca.
{{*ExtraImg_173949_ArtImgRight_300x234_}}Tante sono le iniziative intraprese per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere. La cattedra di Lingua e letteratura spagnola dell’Università “Tor Vergata” di Roma e l’associazione Marel (Movimento attività riabilitative espressive e ludiche), in collaborazione con l’associazione “Ottavo Atto”, hanno organizzato, nella macro area di Lettere e Filosofia – via Colombia, 1 00133 Roma – il IV convegno “Stanche di Subire”. Esso, con il patrocinio del VI Municipio, è rivolto alle varie componenti dell’Ateneo e al corpo studentesco degli istituti superiori del VI Municipio e zone limitrofe per discutere e riflettere sulle piccole e grandi sopraffazioni che le donne sono ancora costrette a subire.
Una folla festosa e variopinta ha salutato con scroscianti applausi i vari interventi che si sono susseguiti alternati da scatch teatrali. A dimostrazione del rispetto e dell’attenzione che la compagine alla guida del VI Municipio riserva alla cultura e al tema della violenza di genere, erano presenti al convegno il presidente del VI Municipio, Marco Scipioni; Nello Giammarini, consigliere municipale e capogruppo del Pd; Roberta Agostini, parlamentare; la preside dell’istituto Pertini Falcone Angela Picca; il presidente della Marel, Luisa De Maso; la direttrice del dipartimento di studi umanistici Daniela Guardamagna e Livia De Pietro, mente ed artefice del convegno, che ha tenuta una bellissima relazione sulle “spose bambine”. Il suo intervento coadiuvato da slide è arrivato dritto al cuore dei presenti, commuovendo la platea.
{{*ExtraImg_173950_ArtImgRight_300x190_}}Una splendida manifestazione che ha ben messo in evidenza il valore dell’universo femminile e la ferma condanna di ogni tipo di violenza e prevaricazione dei confronti delle donne, ci vuole quindi un cambiamento culturale.
In tante zone del Paese, compreso il nostro Abruzzo, si sono svolte oggi manifestazioni intente a ricordare le tante vittime di violenza, cercando di creare una rete regionale contro ogni forma di violenza contro le donne. All’iniziativa hanno preso parte rappresentanti delle forze dell’ordine e magistrati. Auguriamoci si superi questo stato di cose e si riesca ad imporre una svolta tra i sessi, ancorati a quei sacrosanti principi di rispetto e solidarietà, partendo dal presupposto che ogni persona deve essere considerata e rispettata nella sua reale condizione umana.
*lettore
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