L’Aquila, nuova tegola sulle antiche mura

26 novembre 2013 | 14:56
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L’Aquila, nuova tegola sulle antiche mura

di Antonella Calcagni

I 12 milioni di euro che saranno spesi per la valorizzazione delle mura cittadine potrebbero essere vanificati dalla mancata applicazione dei vincoli che insistono sia all’interno che all’esterno delle cinta stessa. Nel corso degli anni sulle mura si è ammassata una stratificazione di vincoli di cui è difficile comprendere la ratio. Per questo motivo il direttore regionale Beni culturali, Fabrizio Magani ha scritto una lettera al sindaco Massimo Cialente chiedendo di attivare un tavolo teso a rendere prescrittivo il sistema vincolistico a ridosso delle mura che deve essere nel contempo razionalizzato.

Il professor Fabio Redi (ordinario di archeologia medievale all’università dell’Aquila) dal canto proprio apprezza lo sforzo fatto da monsignor Antonini di salvare anche il palazzo di residenti nella sua nuova proposta progettuale per Porta Barete. Plaude anche all’idea del parco verde e all’apertura della porta. Sarebbe da ripensare, tuttavia, sostiene, la viabilità di via vicentini per valorizzare davvero l’antica anti-porta.

«Questa deve essere l’occasione per ripensare anche altre aree della città – spiega – quali: porta leone, porta Roiana il borgo della Rivera migliorando il rapporto della città con il fiume. L’archeologia non è solo scavo, ma è anche lo studio del vissuto, noi siamo disponibili a dare il nostro contributo alla città».

Se da una parte c’è il rischio di commettere falsi storici, dall’altra c’è il pericolo incombente di lasciare nascosti sotto la terra pezzi autentici di città antica. La dottoressa Rosanna Tuteri della soprintendenza Beni archeologici rileva che all’Aquila viene disattesa l’applicazione della norma relativa all’archeologia preventiva. «La legge sull’archeologia preventiva (D.Lgs. 163/2006) prevede una procedura di valutazione dell’impatto di opere pubbliche sul patrimonio archeologico in sede di progetto preliminare – ha ricordato la Tuteri – Purtroppo all’Aquila spesso questa norma non viene applicata. In questo modo si rischia di perdere una occasione unica che non si ripeterà».

«La legge 163 – aggiunge Tuteri – impone che le stazioni appaltanti trasmettano al soprintendente territorialmente competente, prima dell’approvazione, copia del progetto preliminare dell’intervento o di uno stralcio di esso sufficiente ai fini archeologici, compresi gli esiti delle indagini geologiche e archeologiche preliminari».