
di Gioia Chiostri
L’altro ieri, ad Avezzano, sono stati riconsegnati i lavori del Liceo Scientifico ‘M. Vitruvio Pollione’: la colonna vetusta della città che ha da sempre maturato e lasciato maturare migliaia di studenti è ricomparsa in città. Un vecchio uccello che torna al nido colmo di bocche rimaste affamate da troppo tempo. IlCapoluogo.it ha raccolto pareri e riflessioni degli studenti che si accingono a riprendersi la struttura restaurata per farne finalmente una scuola.
«Nella mia carriera da liceale – spiega Marialaura Scatena, studentessa del quarto anno – ne ho passate di tutti i colori: ho fatto lezione nel vecchio edificio, a ragioneria, nei container; adesso che si può tornare in una scuola veramente nostra, quasi non realizzo. C’è da dire che siamo rimasti in pochi a ricordare com’era la vita nel liceo di prima,noi dei quarti e dei quinti torniamo a casa, per gli altri, invece, è una casa tutta nuova. Sicuramente ci sentiamo soddisfatti perché abbiamo lottato tanto affinché le cose tornassero alla normalità e direi che, alla fine, abbiamo vinto, insieme».
S’è sentita l’aria dell’inaugurazione? «Diciamo che non è stata una vera e propria inaugurazione; abbiamo ‘celebrato’ da studenti attenti alla società la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ci siamo impegnati per cercare di arginare una sconcertante piaga sociale, sempre e comunque insieme perché, come ci piace dire, noi ‘Siamo il Vitruvio’ e vogliamo farci ascoltare. Dopo aver portato avanti uno spettacolo, tra canti, balli e poesie recitate c’è stata svelata la sorpresa: la Preside ci ha detto ufficialmente che i lavori sono stati riconsegnati e che da gennaio almeno parte delle classi potranno rientare a scuola. In quel momento è partita un’ovazione generale, proprio come quando arriva il fischio finale di una difficile partita e tu sei il vincitore. I docenti poi, è il caso di ringraziarli pubblicamente. Se siamo riusciti a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo anche a loro che non si sono mai tirati indietro, anzi. Anche ieri, sono stati loro che hanno preso in mano la situazione e organizzato tutto in pochissimo tempo».
«Io frequento il quarto anno – conclude la studentessa – e le ambizioni e i progetti sono tutti già proiettati fuori del liceo, però mi auguro che il prima possibile si riesca a tornare alla scuola di una volta, con laboratori, palestre, strumenti per lavorare agevolmente. Ci stiamo inoltre già impegnando per la settimana scientifica: sarà ancora più bello poterla svolgere a scuola, come l’ultima volta, nel lontano 2011, quando frequentavo ancora il primo».
«L’emozione è tanta – commenta Mario Sgammotta, studente del quinto anno – ritornare in una scuola vera e propria dopo tre anni è una sensazione strana. L’idea di passeggiare per i corridoi, di sentire il suono della campanella, di avere un punto di riferimento: tutto questo è strano. Anche se passerò solo qualche mese nella nuova scuola spero di viverla in tutto e per tutto anche in vista degli esami di stato».
Anch’io sono un’ex studentessa del Liceo Scientifico e, credetemi, vederlo di nuovo in piedi, in mezzo a tanta polvere e a tanto scandalo, suscita spavento. Spavento perché ci si rende conto che anche la scuola è mortale, proprio lei che dovrebbe essere eterna poiché cresce e mai è stata cresciuta. Che può crollare se non s’impara a costruire col giusto sudore e col giusto prezzo. Aspetto con ansia l’inaugurazione, alla quale andrò come una madre partorente adolescente che vede rinascere un figlio perduto, quello che è stato strappato dalla Natura e dalle bugie che si son dette sull’averla combattuta legalmente.
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