Cultura: «Perché la giunta non riformò la legge 43?»

27 novembre 2013 | 16:40
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Cultura: «Perché la giunta non riformò la legge 43?»

Maurizio Acerbo (Prc) ha presentato una interrogazione al presidente della Giunta regionale Gianni Chiodi sulle vicende dell’arresto dell’ex assessore alla cultura Luigi De Fanis, spiegando che «in data 14 novembre 2013 nel corso dell’audizione in VI commissione della dirigente Elena Sico che relazionava sulle proposte contenute nella cosiddetta “legge europea”», «ho chiesto come mai non avessero approfittato dell’occasione per intervenire sulla legge 43 visto che nella stessa erano previste modifiche ad altre leggi sulla cultura».

Acerbo continua dicendo che «nel rispondermi la dottoressa Sico comunicava di aver predisposto per la Giunta un progetto di legge ma ‘la Giunta mi ha restituito questo regolamento e questo progetto di legge che non è stato quindi licenziato’. A quel punto mi è sembrato ovviamente doveroso richiedere documentazione. Con lettera di “restituzione” protocollata il 9 luglio 2013 il direttore Walter Gariani comunicava: ‘Come deciso dalla Giunta Regionale nella seduta del 24 giugno 2013, si restituisce la proposta di deliberazione indicata in oggetto’. La proposta di legge prevedeva l’abolizione della legge regionale 43 del 1973 e una nuova “disciplina per l’organizzazione di eventi e la concessione di contributi”, eliminando l’assoluta discrezionalità dei politici che caratterizza la legge vigente e chiarendo che all’organo di direzione politica spetta il compito di formulare criteri e indirizzi».

Il consigliere di Rifondazione prosegue sottolineando «credo che il presidente Chiodi e il resto della Giunta regionale abbiano il dovere di spiegare perché questa riforma fu gettata nel cestino. Tengo a precisare che la discrezionalità nel finanziare gli eventi non implica automaticamente comportamenti penalmente rilevanti come quelli di cui è accusato l’assessore De Fanis (richiesta di spartire il contributo regionale), ma certo la mancata riforma dà l’idea che si volesse mantenere lo spazio per distribuire discrezionalmente le scarse risorse pubbliche disponibili. D’altronde in questi 5 anni nessuna riforma delle leggi sulla cultura e lo spettacolo è stata proposta dalla Giunta e dall’assessore, nonostante le molte e costanti sollecitazioni degli operatori e delle associazioni. Se la responsabilità penale è personale, invece per questa scelta credo che vi sia una responsabilità politica di cui la Giunta e la maggioranza devono rispondere ai cittadini. Ritengo doveroso presentare un’interrogazione a Chiodi per conoscere le ragioni o le pressioni per le quali decisero di mandare indietro il provvedimento».