Ricostruzione, ‘Mese di solidarietà e di lotta’

27 novembre 2013 | 15:55
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Ricostruzione, ‘Mese di solidarietà e di lotta’

«Centinaia di famiglie ancora sfollate hanno raccolto l’invito del Mia Casa e con il loro loro attuale digiuno chiedono al Consiglio regionale di approvare una Legge Regionale ad hoc sulla ricostruzione e la messa in sicurezza antisismica della Edilizia Residenziale Pubblica e, in particolare si rivolgono al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche, all’Ater e al Comune dell’Aquila di “avviare” tutte le procedure per dare finalmente inizio, dopo 4 anni e 7 mesi ormai trascorsi, ai lavori di ricostruzione “pesante” delle abitazioni pubbliche Case classificate E di proprietà dell’Ater, degli assegnatari e del Comune dell’Aquila». Lo dichiara, in una nota, il coordinatore regionale del Mia Casa Abruzzo Pio Rapagnà.

«Mentre da una parete – continua Rapagnà – la ricostruzione pesante non viene avviata dai soggetti attuatori che ne hanno il compito, dall’altra tutti gli Inquilini ancora sfollati nel Progetto Case e Map sono costretti a pagare al Comune dell’Aquila un arbitrario e ingiustificato “canone di compartecipazione” per coprire tutta una serie di “costi impropri” che non attengono a nessuna delle famiglie “sfollate”, indipendentemente dalla condizione di inquilini o proprietari precedente al terremoto, in quanto non proprietarie degli edifici, degli alloggi e delle strutture realizzate all’interno e all’esterno delle piattaforme e delle New Town, di competenza, invece, della Protezione Civile e degli effettivi proprietari delle Case e dei Map».

«Sul piano del mantenimento della coesione sociale – aggiunge Rapagnà – e dei tradizionali legami familiari e culturali che stavano alla base della Comunità aquilana e territoriale prima del terremoto, il “fallimento” della operazione New Town è totale, così come sta diventando “disastrosa” e fonte di gravi tensioni e difficoltà economiche impreviste la attuale gestione del Progetto Case e Map da parte del Comune dell’Aquila, intestarditosi in una “operazione a rischio bancarotta” pur di poter sbandierare l’ambito trofeo acquisito con la entrata in possesso del consistente e costosissimo complesso abititativo, fragile e provvisorio. Le famiglie che stanno effettuando il digiuno hanno inviato una “Lettera aperta” ai Consiglieri regionali ed alle Istituzioni della Regione Abruzzo, con la quale chiedono aiuto, poiché hanno paura di quanto e di brutto potrebbe loro accadere nei prossimi mesi e anni, se le loro “naturali” abitazioni non venissero ricostruite e riconsegnate nei tempi più brevi possibili».

«Nella lettera – conclude Rapagnà – si chiede di sapere se i fondi stanziati per la ricostruzione della Edilizia Residenziale Pubblica ci sono ancora e perchè, in questo caso, non siano stati e non vengano immediatamente utilizzati, poiché è fondato il “rischio” e la possibilità che questi soldi per la ricostruzione pubblica “non ancora spesi” nel 2013, siano “stornati” e anticipati per la ricostruzione privata. Tra l’altro nei giorni scorsi, le stesse famiglie sono rimaste fortemente intimorite e scosse dalle dichiarazioni di alcuni Consiglieri Comunali dell’Aquila che hanno “addirittura” ufficialmente proposto di “non ricostruire” gli alloggi pubblici di proprietà del Comune, dell’Ater e delle famiglie che hanno riscattato o acquistato la loro abitazione, dimostrando di essere molto scarsi in solidarietà umana e privi del necessario senso di responsabilità istituzionale che la situazione richiede da parte di tutti gli amministratori pubblici».