Accademia dell’Immagine «fondata su menzogne»

28 novembre 2013 | 20:45
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Accademia dell’Immagine «fondata su menzogne»

«Sono stati fatti artifici atti a falsare i bilanci dell’Accademia dell’Immagine per avere più soldi dalla Regione ed evitare la liquidazione, e il sindaco dovrà spiegarli». E’ l’attacco del vicepresidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Giorgio De Matteis, nei confronti del primo cittadino dell’Aquila, Massimo Cialente, ex presidente dell’Accademia dell’immagine, in una conferenza stampa sulla grave situazione debitoria in cui versa l’istituzione culturale, ora a rischio liquidazione.

«È la Corte dei conti che chiede a Cialente spiegazioni al riguardo – precisa De Matteis – il sindaco dice solo bugie». Cialente è coinvolto nell’inchiesta della Procura della Corte dei Conti e non in quella della Procura della Repubblica, che vede sei indagati tra i quali Gabriele Lucci, fondatore dell’Accademia, e cinque tra dirigenti, impiegati e contabili. Il vicepresidente del Consiglio regionale chiede, inoltre, risposte sugli anni cruciali 2009, 2010 e 2011 nei quali non sono stati presentati bilanci preventivi e consuntivi e «come mai Cialente abbia chiesto nel marzo scorso, con una lettera alla Regione, la liquidazione dell’Accademia per poi votare contro un provvedimento del genere. Nel corso del tempo – ha ricordato De Matteis – viene nominato un commissario unico, l’avvocato Tatafiore, figura non prevista nello statuto che prevede, invece, oltre al presidente e al consiglio di amministrazione, il commissario liquidatore».

«L’unica strada percorribile, secondo De Matteis, resta quella della liquidazione anche per poter fare in modo che lo stabile possa essere ristrutturato dalla Regione, che lo ridarebbe alla città per concentrarci tutta l’attività culturale, vista la carenza di spazi». Altro grave problema sollevato è quello legato alla cassa integrazione degli ex dipendenti dell’istituzione aquilana.

«Nel frattempo, con una convenzione si passa l’attività e la funzione dell’Accademia al Centro di cinematografia e si lascia in mezzo alla strada un numero di dipendenti molto superiore a quelli riassorbiti – conclude – Adesso non si sa nemmeno chi debba firmare la cassa integrazione, vista la situazione di stallo e danno prodotta da Cialente».