Attualità

Mucche terremotate in cerca di C.a.s.e.

di Roberta Galeotti

Alla prima neve anche le mandrie lasciano gli alpeggi e riscendono al calduccio delle loro stalle per trascorrere i mesi invernali con il fieno e i foraggi dentro i ricoveri.

Da quattro anni però anche i nostri animali d'allevamento sono terremotati, essendo state danneggiate dal sisma anche le stalle e i capannoni dell'entroterra aquilano.

La procedura di rilevamento dei danni nell'immediato post terremoto è stata analoga a quella delle nostre abitazioni, passando attraverso il sopralluogo dei tecnici della protezione civile fino al riconoscimento dei danni, con la ben nota classificazione in "A, B, E" ecc..., al successivo sgombero delle strutture danneggiate.

Non ci sono i soldi per ricostruire la città, figuriamoci se pretendiamo che arrivino i soldi per la ristrutturazione dei capannoni delle oltre 100 aziende zootecniche del territorio aquilano, ma con questo approfondimento vogliamo sottolineare la tenacia e la caparbietà di chi veramente non molla!

Da quattro anni gli allevatori aquilani si destreggiano tra la burocrazia e la sopravvivenza, facendo gli equilibristi per non abbandonare le loro decennali attività.

Non potendo contare sull'autonoma sistemazione o su dei Map, la normativa vigente avrebbe preteso l'abbattimento di tutti i capi e l'azzeramento di tutte le aziende del nostro martoriato territorio fino al ripristino dell'agibilità dei capannoni.

Un capannone inagibile, oltre all'ordinanza di sgombero, vincola anche il titolare dell'azienda zootecnica a non poter assumere manovalanza.

Dalle aziende dell'entroterra aquilano arrivano sulle nostre tavole i migliori agnelli e vitelli, nonché formaggi e derivati, che non conoscono contaminazioni chimiche e ormonali.

Da quelle aziende escono le mozzarelle, il pecorino o gli arrosticini di cui tanto ci fregiamo nei mercati internazionali.

Eppure per mantenere l'attività e la produzione, da quattro anni ormai, i nostri allevatori sono costretti ad infrangere le leggi e a sopravvivere in un pantano di norme e regole che rischiano di affogarli piuttosto che tutelarli.

In pochi hanno potuto contare nel 2009 su una liquidità o attivare un mutuo per costruire un nuovo capanno, quasi tutti sono stati costretti ad utilizzare le strutture danneggiate dal sisma.

La Regione Abruzzo nella misura 126 del PSR ha emesso un bando per il ripristino delle strutture agricole che, però, è stato poco efficace data la lentezza dell'iter procedurale che ancora non ha svincolato i fondi a beneficio degli agricoltori, oltre all'ostacolo principale d'aver condizionato l'accesso alla misura alle sole aziende in regola con il Durc. Il tanto famigerato Durc, documento unico di regolarità contributiva, nato per evitare l'evasione e finito con lo strozzare le aziende che cercano di sopravvivere... al terremoto, alla crisi, alla concorrenza mondiale, alla burocrazia, all'oppressione delle tasse e alle leggi farraginose dello stato italiano.