Regionali, «Proroga a maggio bloccherà Consiglio»

28 novembre 2013 | 15:08
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Regionali, «Proroga a maggio bloccherà Consiglio»

Su richiesta del capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Camillo D’Alessandro, l’Ufficio legislativo ha risposto alla richiesta di chiarire gli effetti della proroga a maggio delle elezioni regionali.

«Ora non ci sono più alibi – attacca D’Alessandro – con la proroga a maggio si bloccherà il Consiglio regionale, ci sarà lo stallo istituzionale. Chiodi ora chiarisca quali sono le reali motivazioni che lo hanno indotto ad una decisione del genere». Secondo l’ufficio legislativo, stando a quanto afferma l’esponente Pd, dal 15 dicembre il Consiglio regionale potrà adottare solo ristrettissimi provvedimenti urgenti ed indifferibili attinenti casi la cui natura di necessità e urgenza devono essere «espressamente dichiarate ed adeguatamente motivate con riferimento a situazioni di estrema gravità che esigono interventi immediati ed improcrastinabili, la cui adozione non può essere rinviata senza arrecare grave danno per gli interessi affidati alla cura della Regione».

«Il parere dell’Ufficio legislativo – spiega D’Alessandro – dopo aver richiamato i ridotti e limitati poteri del consiglio regionale chiarisce che la giurisprudenza costituzionale ammette e garantisce solo la continuità amministrativa, non altro perché violerebbe principio della rappresentanza che viene meno proprio per effetto della scadenza del mandato».

Nel parere si chiarisce cosa si possa intendere per provvedimenti urgenti ed indifferibili, come approvazione di bilancio o variazioni, norme in materia comunitaria, recepimento normative nazionali, ma leggi sulle competenze proprie delle Regioni il consiglio regionale non potrà adottare (urbanistica, ambiente, riforme, servizi pubblici locali, trasporti ecc.), perché va dimostrata e motivata l’urgenza ed il danno che ne deriverebbe dal non assumere quel provvedimento.

«Del resto – ricorda D’Alessandro – già nella scorsa legislatura, nel 2008, fu chiaro a tutti che il Consiglio non poteva approvare leggi, mi ricordo che fu impugnata proprio una legge di mia iniziativa, la numero 14 del 2008, sul petrolio, che Chiodi decise di non difendere davanti alla Corte proprio perché, disse, approvata in regime di prorogatio e sarebbe decaduta davanti alla Corte, quindi decise di abrogarla sostituendola con un’altra legge».

«Così accadrà per altri leggi – riprende D’Alessandro – che si faranno finta di approvare, per non farsi accusare di inerzia, salvo poi essere impugnate dal governo e decadere davanti alla Corte costituzionale nella prossima legislatura. Insomma oltre il danno Chiodi regalerà all’Abruzzo la polpetta avvelenata di finite leggi per le quali si dovrà fare tutto da capo. Allora mi chiedo – conclude il capogruppo Pd – cosa ci sia dietro questa decisione, quale siano le reali motivazioni di una scelta del genere. Troppe sono le ricostruzioni attorno a questa decisione e Chiodi deve chiarire in aula. A tal proposito ho scritto una lettera aperta al presidente con la quale gli chiedo di rendere conto agli abruzzesi».