
Il posto dove c’è meno criminalità è lo stesso in cui si respira anche l’aria migliore. E’ nei parchi italiani, dove legalità fa rima con tutela dell’ambiente.
In questi posti le mafie faticano e ci sono anche meno reati contro il territorio, legati soprattutto al ciclo illegale del cemento. A scattare l’istantanea ci pensa Federparchi che – insieme con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile e Unioncamere – sta organizzando per il ministero dell’Ambiente la Conferenza nazionale ‘La Natura dell’Italia.
Biodiversità e aree protette: la [i]green economy[/i] per il rilancio del Paese, in programma l’11 e il 12 dicembre. Secondo Federparchi l’indice di criminalità registrato nei centri abitati dei parchi nazionali è meno della metà rispetto alla media italiana: il 2,3% contro il 5,7%. In altre parole, nelle aree ci sono numeri molto più bassi per quanto riguarda i reati contro la proprietà (scippi, borseggi e furti di oggetti personali di altro tipo) o contro la persona (minacce, aggressioni, rapine). E solo l’8,9% delle famiglie residenti nei parchi nazionali ha subito reati relativi alle auto o ai motorini (furti, tentati furti, atti vandalici) o all’abitazione.
A livello nazionale, questa percentuale è quasi doppia (16,2%). Le difficoltà delle mafie a penetrare in questi gioielli della natura si ritrovano per esempio nella minor presenza di illegalità nei parchi del Vesuvio e del Circeo, dove il ciclo illegale del cemento e lo sversamento incontrollato dei rifiuti ha vita più facile nel resto del territorio.
«Possiamo dire che in ogni senso i parchi sono presidi di legalità – afferma il presidente di Federparchi-Europarc Italia, Giampiero Sammuri – i parchi hanno ridato identità anche sociale alle aree marginali. E oggi possono avere un compito trainante per il Paese. Le aree protette sono un laboratorio di innovazione e la valorizzazione della biodiversità è uno dei più importanti driver di sviluppo della green economy».