Ricostruzione, «Occorre tavolo tra associazioni categoria»

29 novembre 2013 | 11:53
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Ricostruzione, «Occorre tavolo tra associazioni categoria»

«Un tavolo fra tutte le associazioni di categoria interessate per poter focalizzare bene la problematiche prima che si ricorra alla Prefettura alla quale dovremo approdare con idee concrete e condivise». A proporlo, all’indomani delle polemiche sulle imprese ‘mordi e fuggi’ che hanno operato per lavori del post sisma, è il Comitato della Fiera dell’edilizia (Cfe) aderente ad Apindustria.

«Nei prossimi giorni – annuncia il coordinatore del Cfe Carmine Scimia – convocheremo tutte le Parti interessate per un incontro propedeutico all’elaborazione di una strategia comune che dovrà essere illustrata a tutte le Autorità del territorio che dovranno favorire anche, eventualmente, un’azione normativa specifica».

«Accogliamo con soddisfazione – prosegue Scimia – le ultime dichiarazioni di diversi esponenti del mondo imprenditoriale e sindacale sulla problematica delle imprese mordi e fuggi, ma non possiamo non sottolineare con amarezza che il problema era stato inutilmente sollevato da tempo proprio dal nostro settore. Uno dei motivi che hanno condotto alla necessità di costituire il Cfe (Comitato della Filiera dell’edilizia – rivenditori di materiali, noleggio macchine e attrezzature, ecc.) nel maggio di quest’anno – ricorda il segretario – fu proprio il mettere in campo azioni per arginare i disastri già perpetrati o in arrivo per i cittadini e gli operatori economici ‘sani’ coinvolti nella ricostruzione».

«Abbiamo più volte sollecitato – continua Scimia – le Parti economiche e sociali a riservare una particolare attenzione al fenomeno innescato dalla sottoposizione a procedure concorsuali (fallimenti, concordati preventivi ecc.) di talune imprese, anche di notevoli dimensioni e con curricula apparentemente di tutto rispetto, giunte nel nostro territorio per la ricostruzione post sisma probabilmente alla ricerca di facili guadagni o di occasioni per risanare i propri bilanci già gravemente in rosso. Procedure che, di fatto, hanno innescato un effetto domino trascinando nel baratro anche quelle realtà imprenditoriali locali che, magari sentendosi garantite dai nomi blasonati di tali partner commerciali, hanno dato loro fiducia fornendo merci e servizi».

«Dunque il descritto fenomeno, unitamente a casi di dileguamento improvviso di talune imprese sbucate dal nulla – commenta infine Carmine Scimia – oltre a lasciare cantieri (nella migliore delle ipotesi) iniziati e mai finiti, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di problematiche burocratiche connesse alla individuazione di nuove imprese esecutrici e ripresa dei lavori, ha determinato condotte ai limiti della legalità ai danni di quasi tutti i fornitori di materiali e servizi con mancati pagamenti che stanno conducendo proprio il settore che dovrebbe essere trainante per l’economia del comprensorio, nella crisi più nera».