
«È una data importante perché resetta tutto e si riparte daccapo». Così il presidente della commissione bilancio, Emilio Nasuti, sul pronunciamento del Tar del Lazio che ha sospeso il decreto di nomina della Commissione del ministero della Salute.
La scorsa estate proprio il Consiglio regionale approvò all’ unanimità, proprio su proposta del consigliere del gruppo Misto Nasuti, una risoluzione che impegnava il Governo a garantire l’ accesso a tutti a questo metodo. Lo scorso 20 novembre, la commissione Sanità del Consiglio regionale dell’ Abruzzo, ha istituito un tavolo tecnico presso la Direzione regionale Sanità per verificare, nell’ambito della legge sulle cure compassionevoli, l’applicazione del metodo Stamina in alcuni ospedali abruzzesi, dopo l’audizione dei due promotori del metodo Stamina, Davide Vannoni e Marino Andolina.
A tale proposito, Nasuti ha annunciato che domani sarà fissata la data, molto probabilmente la prossima settimana, della prima riunione del tavolo tecnico. «L’Abruzzo sta imponendo un ritmo spedito e speriamo che con la convocazione del tavolo tecnico i medici e ricercatori possano diradare i dubbi e chiarire quelle che sono le aspettative intorno al metodo Stamina – ha spiegato Nasuti ribadendo che – se il metodo Stamina è portato avanti da un millantatore, costui va smascherato e bloccata la pratica, in caso contrario, però, va dato libero accesso alle cure perché tanti genitori non possono sottostare al giudizio del giudice del lavoro considerando che in alcuni circoscrizioni si danno parrei favorevoli alle cure e in altre no».
In riferimento al via libera alle cosiddette cure compassionevoli, il presidente della commissione Bilancio ha sottolineato che «i genitori hanno una unica strada davanti, quella della morte del figlio, non hanno alternativa. Quindi – ha concluso Nasuti – non si sta chiedendo di sospendere una cura per farne un’altra, non ci sono proprio altre cure. Si tratta perciò di genitori disperati per questo sono estremamente d’accordo sulle cure compassionevoli, sulle malattie rare che non hanno protocollo dobbiamo aprire alla sperimentazioni per dare una speranza».