
di Claudia Giannone
È arrivato il momento di tornare in aula per il processo che vedrà sul banco degli imputati Francesco Tuccia, l’ex militare indagato per lo stupro di Pizzoli, avvenuto fuori la discoteca “Guernica” la notte del 12 febbraio 2012.
L’imputato, dopo aver conosciuto nel corso della serata la vittima della violenza, si sarebbe allontanato con lei all’esterno della discoteca, per poter proseguire con le effusioni che erano iniziate all’interno sotto gli occhi dei presenti. La vittima, successivamente all’azione violenta, era stata abbandonata fuori la porta di emergenza, tra la neve e sanguinante, in uno stato di incoscienza.
Il primo grado di giudizio aveva dichiarato l’imputato colpevole di violenza sessuale, condannandolo alla pena di 8 anni di reclusione, oltre al risarcimento dei danni cagionati alle parti civili costituite. La decisione di aumentare la pena rispetto al minimo edittale per il reato più grave, la violenza, è dovuta alla continuazione con il reato di lesioni personali gravi. Assoluzione, invece, per l’accusa di tentato omicidio.
La difesa ha deciso per il ricorso in appello. Mentre l’accusa sarà a favore della conferma della pena stabilita, gli avvocati dell’imputato richiederanno la sua assoluzione per tre motivi: assoluzione perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato. Secondo i difensori la ragazza sarebbe stata consenziente dinanzi al rapporto con il giovane, ma la situazione successivamente sarebbe precipitata, andando oltre le reali intenzioni.
Gli avvocati di Tuccia tenteranno in ogni modo di far prevalere la tesi dell’assoluta innocenza, provando a dimostrare alla Corte che «vi può essere lesione senza violenza sessuale, così come vi può essere violenza sessuale senza lesione».
Il processo si svolgerà a porte aperte. Per l’occasione, è prevista la presenza di cinquanta sostenitrici del Centro Antiviolenza per le Donne.