Io sono marrone

11 dicembre 2013 | 06:02
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Io sono marrone

di Valter Marcone

Nelle tre fedi nate dalla rivelazione ad Abramo, Dio è l’inafferabile, l’indescrivibile, tanto che ebraismo e islam proibiscono di raffigurarlo e la prima addirittura di pronunciarne il nome.

Vedere Dio. Vederlo qui ed ora con gli occhi della carne senza sapere (forse mai) se tale visione sia un sogno, lo stato della coscienza profondamente alterato o, ancora, una speciale grazia o dono.

Vedere Dio però è possibile. Lo ha immaginato Dante nell’ultimo canto del Paradiso con queste due terzine: “[i]Nella profonda e chiara sussistenza/ dell’alto lume parvermi tre giri/ di tre colori e d’una contenenza;/ e l’un dall’altro come iri da iri/ parea reflesso, e ‘l terzo parea foco/ che quinci e quindi igualmente si ispiri[/i]“ Eccelsa e folgorante Visione di Dio mai immaginata da mente umana, suggello di impotenza della fantasia e onnipotenza dell’Amore.

Ed è possibile vederlo, d’altro canto, perché l’uomo è fatto ,appunto, a sua immagine e somiglianza. Ma soprattutto perché Gesù di Nazareth, nato da Maria, con la sua mediazione Dio uomo, è il racconto di Dio narrato nella sua vita umana.

Gesù non è “nube di fuoco” né “luce accecante”, ma un uomo. Sta in questo e non solo il ricordo del Natale, della nascita di Gesù per i credenti. E sta anche in questo il dialogo tra credenti e non credenti, che è la via per cercare la verità e costruire un senso. Un senso a domande che da millenni interrogano la mente e il cuore.

Parlano i Vangeli del figlio di dio o del figlio dell’uomo? Che cosa dice la Chiesa e che ne pensano gli Apostoli quando chiese a loro e chiede ancora oggi: “Voi chi credete che io sia?”.Per i credenti Cristo è risorto dalla morte per gli altri resta una domanda: ci interessa o no che l’amore vissuto fino all’estremo possa vincere la morte?

Un dialogo che nell’affrontare la questione non rende fondamentale né Cristo né la Chiesa, ma la natura dell’uomo. L’uomo è immagine di Dio? L’uomo proviene dalla luce o è solo bestialità? E’ orientato ontologicamente al bene o al male?

Un dialogo dunque, spazio sostitutivo della violenza attraverso la parola e la forza di costruzione del mondo che la parola ha. In un mondo dove non siamo soli a camminare nella ricerca e nell’ascolto, tenendo conto che il pensiero, per vivere, ha bisogno delle differenze, delle distinzioni, talora dei contrasti. Ecco dunque tre poesie sul Natale nei prossimi tre appuntamenti di questo dicembre in attesa della festa del Natale.

Io sono marrone

Quel viaggio di Darwin dentro

il cuore arcipelago della misericordia

amata contro la morte. Il pensiero

della morte che ci fa sognare

un’altra vita, un’altra vita

sulla terra. Io sono marrone,

io sono rosso, tu sei nero

e quando sarò nero come te, allora

non mi farà più paura;

io sono sazio e tu sei affamato

e quando sarai sazio come me

non mi farà più paura;

io sono ricco e tu sei povero

e quando sarai ricco come me

non mi farà più paura.

E quando sarò capace di saziare

la tua fame, spegnere la tua sete,

coprire le tue nudità, la morte

che guardo in faccia nelle tue ferite,

nel tuo dolore non mi farà

non mi farà più paura.

Non mi fa più paura fare spazio

a Dio che pratica il recupero degli scarti.

Che freddo stasera davanti alle bancarelle

della tenerezza in liquidazione,

immondizia della storia di ognuno di noi

sogno e pianto di un amore stanco,

d’un amore stanco, resto osceno

di natura che senza peccato

cerca assoluzione nel catalogo,

nel catalogo dei viventi

nel romanzo della vita.

Ed è per questo che presto sarà Natale.

Ancora un Natale. Aspettando

un altro Natale.

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