Forconi ad Avezzano, piazza Torlonia bloccata

13 dicembre 2013 | 16:29
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Forconi ad Avezzano, piazza Torlonia bloccata

di Gioia Chiostri

12 dicembre, ore 22. Piazza Torlonia, ad Avezzano, si presenta come una zona di guerra. Striscioni, gente attorno a fuochi improvvisati, studenti, precari, uomini con una ragione in testa che è diventata anche l’unica del cuore. Ad Avezzano è cominciata la protesta del movimento dei Forconi, che è confluito nel movimento ‘Coordinamento Marsica 9 dicembre’. Dal 9 dicembre, infatti, un’intera area della cittadina si è categoricamente «rifiutata di lavorare per i cosiddetti ‘papponi’», come si legge in uno dei manifesti di rivalsa apparsi in questi giorni in città.

{{*ExtraImg_177286_ArtImgRight_300x192_}}Camion parcheggiati lungo i bordi della strada principale, fermi. Come fermo è lo spirito di scendere a compromessi ancora una volta, a quanto pare. Ciò che si evince dai discorsi del movimento dei Forconi marsicano è che si tratta di gente «stufa, che non si sente rappresentata da partiti o sindacati di alcun genere e quindi ha deciso di alzare la voce in solitaria».

Ma chi sono i manifestanti? Il popolo onesto che vuole un governo onesto, «il popolo che non ce la fa, il popolo stanco, sfiduciato, quello che l’Elsa Morante di una volta avrebbe giudicato vittima della Storia con la S maiuscola». Con questa manifestazione, seguita ad un corteo generale, questo popolo ha deciso di dire «basta». «La volontà – raccontano – è quella di diffondere ancora più capillarmente la protesta, in modo da far tutti partecipi del disagio generale».

{{*ExtraImg_177287_ArtImgRight_300x191_}}Per raggiungere l’obiettivo, i manifestanti, autorizzati dalla Questura, il 9 dicembre, in mattinata, hanno percorso le strade della Marsica. Abbiamo raccolto il parere degli studenti, giovani manifestanti, ma non per questo «avulsi dal malcontento sociale di adesso».

«Ho partecipato al corteo perché penso che tutto ciò ci riguardi in prima persona – spiega una studentessa del liceo scientifico Vitruvio Pollione di Avezzano, Marialaura Scatena – noi stiamo studiando, ma chi ci garantisce un futuro? Io personalmente ho delle ambizioni e questa Italia me la sento stretta. L’idea di andare all’estero, però, non voglio proprio accettarla. Si è chiacchierato molto su quale fosse l’orientamento politico della manifestazione, ma sinceramente credo che nel momento in cui scendono in piazza i ragazzi, al di là di quale possa essere l’ideologia di base, la questione diventa apolitica. Noi lottiamo per andare a riprenderci il diritto di avere un futuro. La preside ha ritenuto opportuno prendere determinati provvedimenti. Noi non possiamo fare altro che rispettarla e cercare un dialogo con lei, in maniera sicuramente educata. Tutti possiamo contribuire a migliorare la situazione se lo desideriamo davvero».

{{*ExtraImg_177288_ArtImgRight_300x192_}}Gli studenti si sentono strumentalizzati dal movimento di protesta? «Forse se me lo avessi chiesto qualche giorno fa ti avrei detto di no – spiega la ragazza – oggi, ragionando in classe con i professori, con il senno del poi, forse noi studenti abbiamo visto le cose più chiaramente. C’è, adesso, del disordine che viene interpretato in modo sbagliato, ma è il frutto logico di un malcontento generale che è venuto fuori scoppiando. E direi finalmente».

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