
Sette persone sono state arrestate all’alba dai carabinieri della compagnia di Popoli (Pescara), che hanno smantellato un’organizzazione accusata di aver truffato le maggiori compagnie italiane di telefonia mobile.
La banda, con complici in tutto l’Abruzzo e nella provincia di Modena, è accusata di aver rubato l’identità di persone e società per stipulare contratti e ricevere in omaggio smartphone e tablet, che poi venivano rivenduti. Il giro di affari era di circa 200 mila euro.
Nel corso dell’operazione, denominata ‘Hydra‘, i carabinieri di Popoli, coordinati dal capitano Antonio Di Cristofaro, hanno effettuato anche 14 perquisizioni domiciliari.
Oltre 180 le persone, fisiche e giuridiche, le cui generalità sono state rubate e utilizzate per stipulare i contratti.
A capo dell’organizzazione c’era un uomo, chiamato ‘Il creatore’, il quale, in base alla ricostruzione dei militari, avrebbe rubato l’identità di persone, ditte e società, con la complicità di impiegati della camera di commercio e stipulato contratti per la fornitura di telefonia mobile, ricevendo in omaggio smarpthone e tablet di ultima generazione, tra cui iPhone, Samsung Galaxy e Blackberry, con relativa sim card, che, grazie alla complicità di alcuni corrieri, venivano consegnati ad altri membri della banda e poi rivenduti.
Le indagini, andate avanti per diversi mesi, hanno consentito di recuperare e restituire più di 120 tra smartphone, tablet e sim card, finiti anche all’estero, dato che tra i complici della banda vi era un commerciante del settore residente a Modena e con attività a Bologna, il quale – secondo la ricostruzione dei carabinieri – avrebbe intrattenuto rapporti commerciali illegali nell’Est Europa.
L’organizzazione, attraverso il servizio di home banking, apriva falsi conti correnti per la stipula dei contratti. I primi accertamenti sono scattati dopo la denuncia di numerosi cittadini che, a loro insaputa, erano intestatari di contratti telefonici, ricevendo, tra l’altro, ingenti fatture mensili relative alla fornitura del servizio.
Gli arrestati sono tutti ai domiciliari e le perquisizioni sono avvenute in Abruzzo e in Emilia Romagna, in provincia di Modena. Gli indagati sono 14, complessivamente, ma dall’inizio delle indagini (ottobre 2012) le persone monitorate sono state 23 e per gli altri nove si è proceduto ad uno stralcio.