I cunicoli di Claudio

20 dicembre 2013 | 16:21
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I cunicoli di Claudio

di Roberta Galeotti

Non sono sfuggiti allo sguardo curioso dei passanti quegli archi inerpicati sul Monte Salviano a ridosso del Borgo Incile, nell’immediata periferia di Avezzano.

{{*ExtraImg_178382_ArtImgRight_300x260_}}In pochi sanno che sotto il monte Salviano, a 100 metri dalla famosa Micron, i romani hanno scavato 2000 anni fa una galleria sotterranea come emissario del lago Fucino, un tunnel lungo oltre 5 km che va dal Borgo Incile a Capistrello, in cui hanno fatto convogliare le acque del Fucino portandole a sfociare nel fiume Liri.

{{*ExtraImg_178384_ArtImgRight_300x193_}}Le bocche dei cunicoli che spiccano sulla montagna altro non sono che l’accesso ai cunicoli secondari della galleria maggiore, utilizzati dai romani per tirare fuori i detriti e per fare la manutenzione alla galleria principale. I cunicoli marsicani sono l’opera romana più maestosa dopo l’Istmo di Corinto.

{{*ExtraImg_178385_ArtImgRight_300x188_}}«I romani ebbero l’idea grandiosa di regimare il lago Fucino e diversi furono i loro tentativi», spiega Francesco Sciarretta, presidente del Consorzio di Bonifica che gestisce i cunicoli, appassionato della storia romana della Marsica e seguace dello storico Ezio Burri (docente presso l’Università dell’Aquila e Presidente della Federazione Speleogica Abruzzese), grande conoscitore della storia Marsicana.

{{*ExtraImg_178386_ArtImgRight_300x256_}}Il lago Fucino presentava diverse problematiche legate alla difficile gestione della sua portata idrica; esso era alimentato, infatti, da tutte le acque convogliate dai monti circostanti e dal suo unico immissario il fiume Giovenco, mentre non aveva un emissario da alimentare e su cui riversare la potenza delle sue acque.

«La necessità di gestire la piena del lago del Fucino – spiega il professor Burri – rappresentava per i romani il tentativo di salvaguardare i paesi dalle esondazioni, rendere stabilmente coltivabili le terre emerse e, contestualmente, aumentare la portata del Liri rendendolo più navigabile. Nel 52 d.C. l’imperatore Claudio portava a termine, oltre che il prolungamento della via Valeria dal Fucino fino ad Ostia Atemi (la Claudia Valeria), il suo Emissario che avrebbe regolato gli incostanti livelli lacustri con un limitato prosciugamento del Fucino”.

Della grandiosa opera romana parlano Plinio il Vecchio, Svetonio, Tacito e Cassio Diane».

«I Marsi fecero istanza allo stesso Cesare – aggiunge Sciarretta – che però non fece in tempo a completare l’opera. Così nel 46 d.C. Claudio riprese il progetto di Cesare e lo realizzò con un finanziamento pubblico affidato ad un’azienda di Roma».

«Furono utilizzate 30.000 persone tra schiavi e operai – racconta il professor Burri- la realizzazione dei cunicoli durò undici anni di incessanti lavori: si lavorava anche di notte, su tre turni di 8 ore, in squadre, sparse lungo il tragitto del canale. Venivano realizzati cunicoli collaterali, preparatori che poi venivano connessi tra loro. Il risultato fu un canale di 5,6 chilometri che attraversa il Monte Salviano, dal Borgo Incile a Capistrello, per drenare il lago Fucino nel fiume Liri».

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