
di Antonella Calcagni
«La campana sta suonando per tutti gli aquilani perché il governo ci sta abbandonando. Il 2014 sarà decisivo», ne è convinto il sindaco Massimo Cialente che invita i cittadini a tenere alta la guardia e a pensare alla mobilitazione, se sarà necessario.
Il primo cittadino ha chiesto un incontro riservato al premier Enrico Letta: «Voglio un confronto per capire cosa ne sarà dell’Aquila. Poi a gennaio verrà Renzi in città. Ho avuto conferma». Cialente stigmatizza quella che egli definisce la metamorfosi del Pd: dalla generosità della legge mancia, devoluta all’Aquila, all’indifferenza dei ministri Democrat del Governo Letta.
E allora, se il Pd ha mollato L’Aquila, Cialente molla il Pd e non solo. «Se sono così bravi vengano loro a governare la ricostruzione – Se non avremo quello che chiediamo ci mobiliteremo, visto che quello che abbiamo ottenuto è il frutto delle proteste».
Così c’è attesa e paura per un nuovo anno che «arriva dopo un 2013 schizofrenico». Il sindaco Massimo Cialente ricorda le promesse dell’ex ministro Barca e la sua battaglia contro i ‘gufi’ scacciati con il bergamotto, poi elenca le promesse non mantenute del governo Monti e poi del governo Letta.
Icona del 2013 è la protesta delle bandiere; un gesto di cui il sindaco Cialente va moto fiero: «Un atto forte e necessario – tutti erano arrabbiatissimi. Solo grazie alla rimozione del tricolore dagli uffici comunali arrivò il miliardo e 200 milioni. Purtroppo una parte di città non capì e rimise le bandiere».
Per il sindaco il mese di agosto ha segnato l’inizio del disimpegno del governo nei confronti dell’Aquila: «Si è capito dall’assoluta inconsistenza dell’azione del ministro Carlo Trigilia caratterizzata dall’assoluta supponenza – spiega – Con questo governo non c’è più colloquio, non si discute neanche più. C’é un assoluto menefreghismo. Siamo ancora in attesa dei soldi per le attività produttive. Letta mi aveva giurato che i fondi Fas sarebbero stati ‘girati’ all’Aquila, invece no. Questo governo ha ucciso le speranze degli aquilani; non ha attenzione per la tragedia più grande degli ultimi cento anni».
Con i soldi in cassa (un miliardo e 800 milioni), che saranno anticipati in base al tiraggio dei progetti, secondo il primo cittadino, si potrà andare avanti fino al mese di marzo. L’unico modo per reperire risorse aggiuntive è sforare il patto di stabilità e combattere la stessa crociata in Europa. «Oppure – propone Cialente – Fateci fare per conto nostro, come accadde nel 1703 quando gli aquilani costruirono con i soldi della sospensione delle tasse».
Dunque, per L’Aquila, continua ad andare tutto o storto o quasi in questo scorcio 2013. «Qui le imprese che hanno fallito – denuncia il sindaco – per andarsene stanno chiedendo ai subentranti il 20% della commessa. Questa cosa l’ho detta al governo; non gliene frega niente. Ho posto il problema del controllo dei fitti in centro storico, nulla. Nessuna reazione sull’emendamento del 3% concordato con il ministro Moavero a giugno.
Cialente se la prede anche con il ministro Zanonato per non aver sciolto ancora il nodo su Invitalia per il Gran Sasso. Nonostante tutto la gente resiste, «non se ne sta andando, vanno via però i giovani molto scolarizzati. In questi giorni la giunta si tassa per far fronte alle emergenze di alcune famiglie. Ci sono nuclei alla fame che non possono comprare da mangiare».