
di Roberta Galeotti
Un altro pezzo della città diventa patrimonio culturale del mondo.
Il Gran Caffè dell’Aquila è pronto per aprire la nuova sede a Philadelphia, Pennsylvania. 240 metri quadri al piano terra e altri 200 al piano superiore, in Chestnut Street, sotto il più alto grattacielo della città, nella famosa torre One Liberty Place.
Michele Morelli e Stefano Biasini sono pronti a fare il grande passo. Dopo un anno trascorso nella progettazione del locale e nello studio di fattibilità, partiranno il prossimo 11 gennaio per prendere casa, trasferirsi in pianta stabile negli States e inaugurare a marzo il Gran Caffè di L’Aquila, Philadelphia.
C’è rammarico nei nostri volti durante l’intervista, ma entusiasmo ed eccitazione nei loro. Il Gran Caffè di Philadelphia farà degustare ai nostri cugini d’oltreoceano il meglio della tradizione artigianale italiana. Caffè, cappuccini e gelato artigianale prodotti in loco e serviti con un ‘Italian style’ di classe e buongusto. «Il bancone e tutte le attrezzature sono rigorosamente italiane – ci spiega Michele – partiranno a fine gennaio con un cargo».
{{*ExtraImg_180217_ArtImgRight_300x192_}}Come sempre succede nella vita, le occasioni ti passano davanti quasi per caso, bisogna riconoscerle e saperle cogliere. Così Michele e Stefano hanno conosciuto un giorno un imprenditore americano, Riccardo Longo, in visita a L’Aquila e, fatalmente, hanno iniziato a sognare di realizzare un Gran Caffè nel centro di Philadelphia, dove Longo ha tre ristoranti italiani con 170 dipendenti.
Quel sogno è diventato realtà.
«Michele curerà la torrefazione – dice Stefano – e io la produzione del gelato artigianale» con cui Stefano Biasini ha vinto, nel 2013, il Gelato d’Oro alla Coppa del Mondo presentando il gusto “peperone e baccalà”.
«I costi della vita sono un terzo rispetto all’Italia, gli affitti equivalgono a quelli dell’Aquila e la benzina costa 50 centesimi di dollaro al litro – racconta Michele -. I dipendenti costano un terzo, mentre un cappuccino costa 3,50. Tre cappuccini e tre paste costano 25 dollari».
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I numeri snocciolati da Michele pesano come macigni.
«Il Pil negli Stati Uniti ha registrato un più 4% – aggiunge Michele – ma soprattutto mi ha colpito il loro rispetto per il lavoro e per l’imprenditore. La meritocrazia in America premia le persone che si impegnano. Qui in Italia, ormai, non esiste più il rispetto per l’imprenditore che viene trattato come un delinquente comune. La pressione fiscale è intollerabile e la crescita prevista per il 2015 è pari allo 0,20%. Non siamo coraggiosi noi, ad andare in America, credo siano molto più coraggiosi tutti gli imprenditori che intendono rimanere a lavorare a L’Aquila e in Italia».