
«Il 2014 sarà un anno nel quale le passerelle e le promesse dei politici non basteranno più». A sottolinearlo, attraverso una nota, è il segretario provinciale Cgil, Umberto Trasatti.
«Sarà un anno nel quale la città e il territorio – argomenta Trasatti – dovranno tornare a mobilitarsi per difendere i propri diritti e il proprio futuro, un anno molto diverso dal 2013, quando la ricostruzione pesante è partita con grande ritardo e senza quella certezza di risorse e costanza nell’erogazione di cui questo territorio ha diritto. Una mobilitazione che dovrà interessare anche la giunta regionale, che ancora una volta ha brillato sia per la sua assenza nel confronto sulla ricostruzione con il governo e il Parlamento, sia perché le ultime leggi regionali (finanziaria e bilancio) non fanno nessun riferimento ai territori colpiti dal sisma. Una mancanza di ruolo e visione politica che rischiano persino di provocare una disputa tra i comuni sull’attribuzione dei pochi fondi disponibili (mentre andrebbe alimentata una rivendicazione unitaria) e comunque un atteggiamento molto diverso da quel che è accaduto in Emilia, dove il presidente e l’intero Consiglio regionale si sono schierati a fianco dei terremotati e hanno ottenuto risultati concreti».
«D’altra parte – agggiunge Trasatti – a quasi 5 anni dal terremoto è veramente incredibile che la politica regionale non abbia ancora capito che la ricostruzione di 57 comuni nel cratere (in tre province) e gli interventi in altri 100 comuni fuori dal cratere rappresentano per l’Abruzzo la più grande occasione dei prossimi anni. Forse non l’unica, ma certamente quella che è in grado di tirare fuori la regione da una crisi drammatica. Tale che il Pil abruzzese è sceso di più delle altre regioni, che l’Abruzzo ha perso 31mila posti di lavoro, che i giovani emigrano a migliaia e che gli ammortizzatori sociali raggiungono record negativi (e in questo contesto va ancora peggio la provincia dell’Aquila: +40% di cassa integrazione)».
«Quanto è accaduto con l’ultima legge di stabilità, che nel 2014 non ha assegnato nuovi fondi per la ricostruzione, non può passare sotto silenzio – sottolinea Trasatti – Come non possono essere taciuti i fondi che la politica nazionale ha regalato a territori che non ne hanno bisogno o i provvedimenti che sembrano nascere da logiche politiche che speravamo superate. Che dire poi dei 100 milioni di euro, il 5% dei fondi stanziati per il terremoto, destinati alle attività economiche di questo territorio e ancora fermi nei cassetti ministeriali? Quello che accade è veramente un delitto: mentre chiede alle aziende di investire in Italia, il governo non eroga finanziamenti approvati da oltre un anno (sono arrivati soltanto 15 milioni su 100) e le aziende che vogliono operare all’Aquila non possono far partire quei contratti di sviluppo e quei progetti che sono stati già validati da tutti gli organismi competenti e che attiverebbero investimenti per circa 400 milioni di euro. Per il governo e la giunta regionale è così difficile capire che una tragedia, purtroppo, ha aperto anche delle nuove opportunità e che il capoluogo potrebbe diventare il laboratorio di un nuovo modello di sviluppo del quale da anni si parla a vanvera»?