
di Giovanni Baiocchetti
E’ il 2 Giugno 1424. Nella piana di Bazzano sono schierate le forze aragonesi e quelle angioine per il predominio del Regno di Napoli. Aquila, da sempre fedele ai francesi d’Angiò, da oltre un anno è assediata dalle truppe di Braccio Fortebraccio Conte di Montone, il capitano di ventura a cui gli aragonesi avevano affidato il compito di conquistare la città, primo grande ostacolo da superare per la conquista del regno (L’Aquila era ritenuta [i]clavis Regni[/i]).
Al termine della cruenta battaglia, le forze angioine, cui si erano aggiunti gli aquilani capitanati dal nobile cittadino Antonuccio Camponeschi, riescono ad avere la meglio: per la città è la fine di un incubo.
{{*ExtraImg_180663_ArtImgRight_300x192_}}Secondo tradizione, al termine dello scontro alcuni soldati aquilani corrono verso la città, entrano da Porta Roiana (riaperta una decina di anni fa nella zona di Sant’Apollonia) e salgono verso la Piazza annunciando le bone novelle, ossia la fine dell’assedio e la vittoria. Dal 1924 una targa posta nella parte alta di via delle Bone Novelle ricordava questo episodio, fino al terremoto del 2009 che l’ha irrimediabilmente distrutta. Attualmente una copia la sostituisce riportando la stessa iscrizione: “[i]dopo cinque secoli rievocando le milizie aquilane condotte alla vittoria da Antonuccio Camponeschi contro Braccio da Montone ripassa ed ammonisce la storia 1424-1924[/i]”.
{{*ExtraImg_180664_ArtImgRight_300x269_}}L’evento viene ricordato nella toponomastica dell’Aquila anche nel quarto di Santa Giusta, dove una delle strade più importanti della città antica porta il nome del potente e fiero avversario degli aquilani, Fortebraccio, a cui la cittadinanza ha voluto riconoscere, pur se nemico, la fama e il valore in battaglia.