L’Aquila, sistema di tangenti per la ricostruzione

8 gennaio 2014 | 14:41
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L’Aquila, sistema di tangenti per la ricostruzione

di Roberta Galeotti

L’inchiesta “Do ut des” per circa 500 mila euro di tangenti che ha sconvolto la città di L’Aquila questa mattina è nata da un «procedimento civile tra due aziende della ricostruzione», ha spiegato questa mattina il capo della squadra mobile Maurilio Grasso.

«Il pool di Pm, Mancini e Picardi, coordinato dal procuratore Cardelli ha portato avanti un anno di indagini complesse insieme ad una sezione della squadra mobile diretta da Sabatino Romano. I fatti risalgono al 2009 e alle pratiche di aggiudicazione degli appalti di messa in sicurezza di Palazzo Carli e di un aggregato in via Accursio. La Silva Costruzioni S.r.l. sarebbe stata indotta a costituirsi in Adi con la Steda S.p.a. dai protagonisti dell’inchiesta».

La Steda Spa, che ha sede a Rossano Veneto, ha prodotto la maggior parte dei MAP del cratere e sarebbe anche aggiudicataria della gara d’appalto per la «Fornitura di edifici prefabbricati da adibirsi a dormitori, mensa, uffici e locali di servizio da posare nell’area di cantiere» per l’Expo di Milano 2015.

La Steda avrebbe interamente incassato il terzo Sal dei lavori di messa in sicurezza di palazzo Carli e non avrebbe pagato la Silva, che avrebbe realizzato i lavori.

Da questa denuncia sono scaturite le indagini che hanno portato a scoprire la Dama Consulting una società creata da Vladimiro Placidi, Pierluigi Tancredi e Daniela Sibilla per gestire la presunte tangenti a fronte di fatture per consulenze professionali fittizie. «La regia della Dama Consulting prevedeva – spiega ancora Grasso – di veicolare appalti sulla Steda e, soprattutto, disincentivare le contestazioni formali (e quindi le salate penali) per i ritardi delle consegne dei Map nei comuni dell’interland». Per quest’ultima truffa e falsificazione di documenti sarebbe indagato il dirigente comunale Mario Di Gregorio.

{{*ExtraImg_181057_ArtImgRight_300x192_}}All’epoca dei fatti Vladimiro Placidi ricopriva il ruolo di assessore ai beni culturali, mentre Pierluigi Tancredi era consigliere comunale, delegato al recupero e alla salvaguardia dei beni. Sibilla Daniela era direttore del consorzio dei beni culturali della provincia di L’Aquila.

Il quarto agli arresti domiciliari sarebbe Pasqualino Macera, al tempo responsabile del centro Italia per l’Azienda Mercatone Uno, che «avrebbe fornito – racconta Grasso – l’arredamento interno dei Map. È accusato di millantato credito ai danni della Steda da cui avrebbe ricevuto una tangente di 60 mila euro con la promessa mendace di riuscire a controllare un appalto di puntellamenti, gestito dalla protezione civile, che poi non è neanche riuscito». Questa, come altre somme, è stata rintracciata dagli inquirenti che hanno trovato prove concrete dell’esistenza di questo sistema radicato e consolidato di dazioni a fronte di aggiudicazioni di appalti.

{{*ExtraImg_181058_ArtImgRight_300x190_}}Si sarebbero trovati riscontri anche per la tangente che la Steda avrebbe riconosciuto a Tancredi sotto forma di 4 Map del valore di 40 mila euro l’uno che, l’ex consigliere comunale, avrebbe venduto ad un’impresa edile che poi avrebbe provveduto a sua volta a smerciare e realizzare. Ci sarebbe traccia anche di una dazione in contanti di 10 mila euro consegnata a Tancredi.

Anche il vice sindaco Roberto Riga avrebbe ricevuto una tangente pari a 30 mila euro, la cui tracciabilità e i cui riscontri risulterebbero però incerti.

Proseguiranno le indagini, gli accertamenti e gli interrogatori che hanno l’obiettivo di illustrare meglio il meccanismo artificioso alla base dell’organizzazione.

«Stiamo facendo perquisizioni al comune e alla Asl – ha spiegato il capo della squadra mobile – dove Tancredi ora ricopre il ruolo di direttore dell’Urp, per acquisire documentazione utile all’indagine. Perquisizioni sono in corso anche presso le aziende coinvolte e i domicili degli indagati».