Tu che continui a dirmi

8 gennaio 2014 | 05:23
Share0
Tu che continui a dirmi

di Valter Marcone

Scrive Flaubert in una lettera a Louise Colet: ”[i]Saremo soli, del tutto soli in quel villaggio in mezzo alla campagna (intorno a noi il silenzio); perché sei triste? Io ho il presentimento di una giornata di felicità.[/i]”

Una giornata, tante giornate di felicità, almeno o quasi. La ricerca della felicità può essere l’incipit di una fulminante biografia, quella che in questo racconto in versi ho chiamato “[i]Quasi un’autobiografia: il pensiero di te[/i]”. Uomini e cose, cronache e storie, consuetudini e trasgressioni, vita e non-vita (tanto per dire) sono lo sforzo, in definitiva di una ricerca. Della felicità (e non solo della felicità) che nel caso di Flaubert si fonda su condizioni come la solitudine attorno, un villaggio di campagna, il silenzio.

Ma ci sono anche altre condizioni (qualunque siano): quelle che appartengono a ciascuno di noi. L’autobiografia è il tentativo di riappropriarsi di oggetti e luoghi, dei pensieri sull’incuria che l’uomo ha del suo mondo in cui si compie il suo destino, dei guasti che la tecnologia procura al vivere quotidiano (anche se mascherata da aiuto e supporto).

“Quasi un’autobiografia : il pensiero di te“ è un percorso, dunque, in otto poesie in cui il “te” sta per l’altro, la persona amata, il mondo attorno e il tentativo di ripensare tutto da un altro punto di vista. Quello delle tracce che il tempo lascia in disparte nelle pieghe del mondo che diventano senso alternativo per una biografia “quasi“ credibile.

Tu che continui a dirmi

“Tu che continui a dirmi che verrai domani

e non capisci

che per me il domani è già passato . . .”

Così leggevi

in quel piccolo libro di poesie

ed era come parlare

un po’ tra noi ed io ti amavo

troppo per mentire o consolarti.

[url”Torna al Network LeStanzeDellaPoesia”]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Valter%20Marcone%20-[/url]