Giornalista condannata per aver diffamato un ‘anonimo’

9 gennaio 2014 | 16:02
Share0
Giornalista condannata per aver diffamato un ‘anonimo’

L’Unci (Unione nazionale cronisti italiani) Abruzzo esprime, in una nota, solidarietà alla giornalista teramana Teodora Poeta del quotidiano “Il Messaggero” che ieri è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Roma al pagamento di una pena pecuniaria per il reato di diffamazione nei confronti di una persona di cui non si conoscono le generalità, tra l’altro deceduta, con risarcimento del danno da determinare in altra sede.

«Lo stesso pm – rileva l’Unci – aveva chiesto l’assoluzione dell’imputata. La vicenda, risalente al 2010, riguarda la pubblicazione di un articolo relativo al suicidio di un uomo, in precedenza indagato per abusi sessuali sulla nipote minorenne. La collega, per evitare che la vittima della violenza fosse identificata, nella sua ricostruzione aveva volutamente alterato alcuni elementi e particolari, come ad esempio l’età della minore. I fatti oggetto della contestazione riguardano proprio tali elementi».

«Si tratta di una decisione quanto meno singolare – si legge ancora nella nota – che potrebbe costituire un pericoloso precedente per tutti i colleghi che lavorano a servizi di cronaca, con effetti particolarmente incisivi su collaboratori e precari contrattualmente ed economicamente meno tutelati».

FREELANCE E PRECARI, SENTENZA ABNORME – Anche i giornalisti di “5EuroNetti”, intervengono sulla vicenda della collega teramana Teodora Poeta. Nel ricordare che lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione dell’imputata ritengono che «la sentenza del Tribunale di Roma è abnorme e rischia di creare un precedente pericoloso per l’intera categoria, rappresentando di fatto un limite all’esercizio del diritto di cronaca. La collega, di fronte ad un suicidio e ad una vicenda ancora più delicata quale è un abuso sessuale su minore, ha operato in modo irreprensibile, nel pieno rispetto della deontologia, che prevede la tutela delle vittime di violenza, a maggior ragione se minori». «L’impegno dei cronisti, soprattutto quelli più giovani e meno tutelati, deve essere riconosciuto attraverso nuovi meccanismi di sostegno della categoria. L’auspicio è che la vicenda sia chiarita in sede di appello. A Teodora Poeta va tutta la solidarietà dei freelance e precari dell’informazione abruzzese».

FNSI: «SCONCERTO» – La Federazione Nazionale della Stampa Italiana esprime «solidarietà alla collega Teodora Poeta, condannata a una pena pecuniaria dal tribunale di Roma per un articolo pubblicato sul ‘Messaggero’ nel quale si dava notizia del suicidio di un uomo in precedenza indagato per abuso sessuale su minore». «Non si capisce la ‘giustizia’ di una sentenza come questa, poiché l’informazione offerta ai lettori – sottolinea il sindacato dei giornalisti in una nota – era di interesse pubblico e la collega aveva trattato il caso con grande accuratezza, tacendo il nome della vittima e avendo riguardo a non fornire elementi che consentissero di risalire all’identità del minore. Di fatto la giornalista Teodora Poeta è stata condannata per aver diffamato un anonimo». La Fnsi si «unisce allo sconcerto del Sindacato dei Giornalisti abruzzesi, dell’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo e dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani (Unci) e auspica che nei successivi gradi del giudizio la vicenda abbia un esito diverso, come peraltro aveva sollecitato, in questa fase, il pubblico ministero, il quale aveva chiesto l’assoluzione della giornalista».

ODG-SINDACATO, «PRECEDENTE PERICOLOSO» – Esprimendo «piena solidarietà» alla collega del Messaggero Teodora Poeta, condannata «per avere diffamato un anonimo», il Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi e l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, «non possono fare a meno di gettare un grido d’allarme alla luce di una interpretazione della giustizia che mina alle basi la libertà di stampa» e parlano di una sentenza che «nella sua dinamica illogica, rischia di costituire un precedente che addensa nubi pericolose per tutto il giornalismo italiano». “Nell’articolo – scrivono il segretario del sindacato, Franco Farias, e il presidente dell’Ordine, Stefano Pallotta – non si cita il nome della persona in questione. Anzi, la collega ha mostrato grande scrupolo professionale ed umanità alterando alcuni elementi della storia per evitare che si potesse risalire anche all’identità della minore. Ebbene – sottolineano -, i magistrati romani hanno sentenziato la colpevolezza della giornalista nonostante lo stesso pm ne avesse chiesto l’assoluzione».