
di Roberta Galeotti
C’è indignazione, esasperazione e impotenza nell’aria dopo i vergognosi accadimenti di cronaca di ieri.
Sono garantista come sempre, ma questa volta la tracciabilità dei flussi e il passaggio documentato di soldi non lasciano spazio a dubbi e a margini di errore.
Quello che si vociferava è successo. Per una volta vale il detto ‘Vox populi, vox Dei‘. Sin dai primi mesi post sisma voci di corridoio elucubravano su grandi aziende della ricostruzione che avrebbero contattato molti consiglieri comunali per offrire favori in cambio di appalti.
Ora ne abbiamo certezza e ciò che amareggia è che qualcuno abbia accettato i favori cedendo ai richiami delle sirene e al guadagno facile.
L’Aquila non si merita tutto questo.
Gli aquilani, forse, sì.
Con quale faccia andremo a chiedere i soldi per la ricostruzione a Roma?
Con che vergogna andremo in giro per l’Italia dopo essere passati per dei piagnucoloni, dei parassiti e, ora, dei tangentari speculatori?
Siamo una città di ‘[i]pecoroni[/i]’, prendiamone atto, appiattiti alle raccomandazioni e al ‘[i]potere[/i]’. Ossequiosi e ‘[i]ruffiani[/i]’ siamo pronti a salire sul carro del vincitore, di qualunque colore e a qualunque costo. Ci siamo venduti per una raccomandazione e abbiamo ‘[i]sputtanato[/i]’ la città per quattro posti di lavoro.
E’ ora di guardarci allo specchio e fare un solenne ‘mea culpa‘.
Troppo facile guardare le travi negli occhi altrui, dobbiamo prendere consapevolezza delle travi nei nostri occhi.
Ognuno di noi, nel suo piccolo, quando tenta di lavorare il meno possibile, di trarre un guadagno personale da una situazione, di ottenere un favore o un tornaconto, si comporta come i ‘politici’ che tanto vituperiamo.
Scroccare una telefonata personale (magari fosse una sola!) in un ufficio pubblico, budggiare per un collega, amministrare un condominio e trarne benefici personali o riscaldare una sedia senza produrre lavoro, equivale a rubare, a prendere mazzette o a sprecare i soldi di una comunità.
Ognuno approfitta di quello che ha, sia essa una lira o migliaia di lire…
Il concetto non cambia!
E allora basta!
Iniziamo NOI a dare il buon esempio e pretendiamo che lo facciano tutte le persone intorno a noi. Torniamo a casa sapendo d’aver prodotto almeno quanto siamo pagati, rispettiamo le attrezzature fornite con i soldi pubblici, pretendiamo l’onestà intellettuale e la coerenza.
Ritroviamo quell’orgoglio attivo e fattivo che potrebbe farci scendere in piazza per spalare la neve, invece di stare alla finestra ad aspettare che arrivi qualcuno a farlo per noi!
Sì, iniziamo a pretendere coerenza, ordine e risultati da chi ci governa.
È un nostro diritto di elettori pretendere che vengano rispettati i programmi di governo. Iniziamo a pretendere scelte e posizioni chiare e, soprattutto, apriamo gli occhi!
Vogliamo credere ai proclama e agli slogan dell’opposizione che pretenderebbe di far cadere questa amministrazione comunale?
Vogliamo permettere al sindaco di buttare il bambino insieme all’acqua? e magari uscirne da vittima immolata pronta alla candidatura alle regionali o alle europee?
Quale sarebbe il messaggio che daremmo all’Italia?
Il consiglio comunale dell’Aquila si è dimesso, o è caduto, perchè vigeva il sistema tangentizio?
Sarebbe un’ammissione di colpa vergognosa.
Troppo semplice dimettersi ora!
Dopo tutti i danni che sono stati fatti a questa città.
Dopo tutte le scelte scellerate (dai puntellamenti al concorsone!).
Cari consiglieri tutti, caro sindaco, è ora di vedere i fatti e i risultati di una amministrazione capace di governare una città moderna. L’appuntamento alle urne sarà quello stabilito, senza scuse, sconti o abbuoni!