Terremoti, sincerità, tradimenti

10 gennaio 2014 | 09:27
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Terremoti, sincerità, tradimenti

Signore mio, che botta, altro che terremoto. Il boato e le vibrazioni sono state avvertite anche in Giappone. Non avrei mai pensato ad un’azione giudiziaria così sconvolgente! Infatti, non si sono sentiti i soliti pettegolezzi che girano attorno alle indagini effettuate nella Casa del Popolo. Forse perché non ci fa più caso nessuno, vista l’alta frequenza delle inchieste all’interno e all’esterno della casa del popolo aquilano. Ho la coscienza a posto. Rappresento la sincerità, la correttezza. Sono l’espressione dell’etica vivente. Voi, Signore, sapevate qualcosa e me lo avete tenuto nascosto. Dite la verità?

[i] Figliola mia, oggi la verità la dice solamente il massimo cittadino e nessun altro, mettilo bene in mente. Comunque, concediamogli il beneficio d’inventario. Qualche volta può anche sbagliare, non è infallibile, come afferma disinvoltamente. Non è tanto la verità che alberga nella mente del primo cittadino, perché essa richiede impegno e verifiche, quanto la sincerità. Ama a tal punto questo termine che cerca di infilarlo in qualsiasi discorso senza alcuna attinenza. Ama spesso riascoltarlo perché rappresenta una melodia soave, rilassante. Se fosse stato più attento alle lezioni di latino, anziché giocare alla desueta battaglia navale, avrebbe potuto apprendere il significato che il grande Fedro aveva dato ad un breve pensiero sulla sincerità che, più o meno, si esprime così: “Ad perniciem solet agi sinceritas”, tradotto, “La sincerità suole recar danno”. Se avesse avuto l’opportunità di recepire il concetto, a mio avviso, non avrebbe mai pronunciato quel termine che gli sta tanto a cuore. Si, ma poi, di quale sincerità parla. Quasi sempre afferma di essere sincero, ma non specifica mai in merito a che cosa o nei confronti di che esprime tanta sincerità. [/i]

Signore, mi meraviglio di Voi. Siete tanto attento e vi siete fatto sfuggire un particolare tanto banale. Il massimo non esprime sincerità per nessuno e per nessuna cosa. È sincero solamente con se stesso, meglio ancora con la sua ombra che vede stagliata sul muro o per terra. Evita di confrontarsi con quella riflessa dallo specchio di casa. Ha paura che possa parlargli e, allora, evita accuratamente il confronto per non fare esprimere in tutta “sincerità” il pensiero che ha del primo cittadino. Comunque, Signore, gli dobbiamo riconoscere una bella abilità. Non appena investito dalla notizia degli arresti, che già conosceva, si è sbarbato, impomatato, si è rifatto il ciuffo cadente per assumere un tono dimesso, ha strizzato una bella cipolla per stimolare qualche lacrimone. Ha fatto appena in tempo a mettersi davanti alle telecamere, stava per terminare l’effetto cipolla, per rilasciare una dichiarazione a dir poco sconcertante. “Mi sento tradito”! Ma, da chi? Dagli aquilani?

[i] Mia cara Signora, non allargare tanto l’orizzonte alla ricerca del traditore o dei traditori. Non sono i cittadini aquilani. Non sono capaci di tradire. Pensa alla mia situazione. Da chi sono stato tradito se non da Giuda, e lo sapevo. Il massimo cittadino è stato tradito da un suo favorito che, anziché essere esiliato per i procedimenti in corso, è stato collocato nel posto chiave della ricostruzione. Non è il solo, perché altri sedevano al tavolo della Giunta. Addirittura sembrerebbe che uno in particolare, il “favorito”, sedesse alla destra del “padre” con ampi poteri di vicariato. Una lancia vorrei spezzare, se mi è consentito, a favore del Vicario, poiché ha avuto il buon senso di dimettersi non per tutelare la dignità degli aquilani, ma della sua famiglia. Anche in questo caso il massimo difetta di reminescenze latine che gli sarebbero state molto utili, perché, se avesse ricordato come Livio definiva i tradimenti, non avrebbe mai usato in combinazione i termini “fiducia” e “tradimento”. Infatti, Livio afferma che “Proditori nihil usquam fidum”, ossia, “Nel traditore non riporre fiducia, anche quando sei sicuro che a te è fedele”. [/i]

Signore, non so se sia vero, ma l’ho ascoltato in una trasmissione televisiva e l’ho anche letto sulla stampa quotidiana. Il primo cittadino ha dichiarato di essere caduto dalle nuvole, o meglio di “non aver saputo mai nulla di quanto gli accadesse attorno”. Voi che sapete tutto, cosa ne pensate?

[i] Mi piacerebbe spezzare una lancia anche a favore del massimo cittadino, ma non posso. L’affermazione è troppo grave e fuori luogo. Sarei portato a pensare che di frequente il presidente della Giunta possa assentarsi per necessità fisiologiche. Sono stato immediatamente ripreso da un compagno di partito: il primo cittadino non soffre di alcun disturbo di incontinenza. È sempre presente in Giunta. Probabilmente non legge i provvedimenti in esame e non ascolta attentamente i relatori perché preferisce seguire i dialoghi su Facebook dei suoi sostenitori e elettori. Ormai è totalmente preso da questo nuovo giochetto. Non pensa ad altro. Perciò il tentativo di discolpa, non è altro che una manifesta ammissione delle proprie responsabilità. Non è consentito al primo cittadino contraddirsi nel lasso di breve tempo. Qualche mese fa ha affermato che non gli sfugge nulla, che ha tutto sotto controllo, che svolge a pieno il ruolo di regista dell’attività civica e, oggi, dichiara di non sapere nulla di un fatto di una gravità unica, per il quale gli inquirenti sono andati diverse volte in Comune. Se non conosce queste situazioni, figuriamoci se può essere correttamente al corrente dei problemi della ricostruzione. È un goffo tentativo di mettere a credere ai cittadini che anche gli asini possano volare. [/i]

Signore, a proposito di voli, Voi che siete pratico, che fine farà l’aeroporto dell’Aquila?

[i] Mia cara, la risposta sta nell’esame degli ultimi avvenimenti. Basta che tu ponga l’attenzione sullo svolgimento di alcuni fatti. Il comune dirama gli inviti per l’inaugurazione dello scalo aereo per la fine di agosto 2013. Alla vigilia della manifestazione è costretto a revocare tutto perché lo scalo è sprovvisto delle prescritte autorizzazioni. La colpa del rinvio è di Chiodi che vuole boicottare la struttura aquilana. Si accerterà poi che la colpa non era di Chiodi, ma di chi avrebbe dovuto fornire l’obbligatoria documentazione per ottenere le prescritte autorizzazioni. Si fissa la data del primo volo inaugurale con partenza dall’aeroporto di Fiumicino, in quanto l’avvenimento meritava uno scalo internazionale. All’ultimo momento la compagnia aerea interessata si defila perché non ritiene qualificante l’iniziativa e il rapporto con la struttura aquilana. Si trova una soluzione di ripiego con l’utilizzo di un piccolo aereo parcheggiato a Parigi. L’apparecchio non riceve l’autorizzazione ad atterrare a Fiumicino, poiché non richiesta preventivamente. Si cerca di indirizzarlo verso l’altro scalo romano di Ciampino. Intanto l’autobus con gli invitati al volo inaugurale si muove in quella direzione. Il personale di sorveglianza dello scalo nega l’autorizzazione all’atterraggio per gli stessi motivi innanzi precisati. Se non fosse intervenuta l’ENAC gli invitati ammessi al primo volo avrebbero dovuto indossare le ali di cera, come Icaro, per tornarsene all’Aquila in formazione ridotta. In questi giorni la Regione ha comunicato che non è in grado di erogare il finanziamento richiesto. Anche questa volta la colpa è di Chiodi, contrario allo sviluppo dello scalo aquilano. Non è vero neppure questa volta, perché si è appreso che si stanno verificando diverse irregolarità nella iniziale gestione del locale aeroporto. In questi ultimi giorni ci si è messa anche la nebbia. Perciò il tutto è rimandato alle calende greche. La colpa, comunque, è sempre di Chiodi, anche per le avverse condizioni atmosferiche. [/i]

Signore, Voi ritenete possibile che il primo cittadino, pressato dagli aquilani, non dall’opposizione, possa esaminare l’opportunità delle dimissioni?

[i] Carissima, voglio essere sincero con te. Le dimissioni del primo cittadino, così come formulate, non servirebbero a nulla. Sarebbe una vile ammissione di colpevolezza del singolo elemento. Sarebbero necessarie e consigliabili le dimissioni della Giunta alla luce dei risultati della prima inchiesta, che sicuramente non sarà l’unica. Sarebbero apprezzabili le dimissioni dell’intero consiglio comunale. In questo caso non sarebbe una rimozione dal trono. Costituirebbe, invece, una presa di coscienza per affrontare, studiare e risolvere l’immane problema della ricostruzione posto al di sopra delle capacità di un’amministrazione sprovvista di idee organizzative, amministrative e politiche. È difficile capire un concetto del genere. Infatti, ieri il primo cittadino ha pensato di abbandonare. Oggi ha cambiato immediatamente idea, resterà e non fuggirà fino alla prossima inchiesta. [/i]

Signore, speriamo che almeno possa portare a termine la redazione dell’annunciato Piano Regolatore.

[i] Mia devota, mi piacerebbe darti, almeno una volta, una notizia confortante da condividere con tutti gli aquilani. Ma, non posso, per evidenti ragioni. Prima di tutto perché il primo cittadino vorrebbe utilizzare l’idea per i soli fini elettorali, visto che sta progettando la candidatura regionale (ecco perché aveva pensato di dimettersi da Sindaco). In secondo luogo perché sono state annunciate due diverse e contrastanti date. Il primo cittadino ha dichiarato pubblicamente che in due anni e mezzo avrebbe portato ad approvazione il progetto del nuovo PRG. Il suo assessore alla ricostruzione ha precisato che alla fine del corrente esercizio si provvederà all’approvazione del PRG dell’Aquila. Sono false tutte e due le indicazioni per motivi logici ed evidenti, a meno che non lo abbiano nel cassetto bello e confezionato. Stai bene attenta a quello che sto per dirti. Se nel lasso di ben cinque anni l’attuale maggioranza non è stata in grado di redigere correttamente un credibile piano di ricostruzione, sarà in grado di elaborare ed approvare il più complesso regolamento di pianificazione generale in meno di undici mesi? La risposta, con tutta la buona volontà, non può essere che negativa. [/i]

Signore mio, vorrei essere illuminata su un piccolo particolare di cui non sono riuscita a comprendere il fine. Come mai il massimo sindaco ha inviato due fidati elementi della Cia comunale a presenziare alla conferenza stampa della Questura, tenuta in occasione della comunicazione ufficiale dei provvedimenti cautelari in corso?

[i] Mia cara, esiste una sola ragione: non si sente sicuro, non ha coscienza a posto e avrebbe voluto conoscere, in anteprima, se fosse stato citato tra gli indagati. [/i]

Signore, con questa ultima risposta mi avete tolto ogni idea per credere ancora nella ricostruzione, nella riorganizzazione della macchina municipale, nella fiducia verso la pubblica istituzione. Devo rassegnarmi senza speranza alcuna. Perciò, Vi chiedo umilmente, di richiamarmi al più presto accanto a Voi per poter godere finalmente della pace eterna, prima di perdere quella terrena per la mancata ricostruzione della mia misera casetta. E così sia.