Cram, i confini della della spending review (e del rispetto)

di Franco Santelloco*
Il Cram ha svolto, e svolgerà sempre, una preziosa opera di promozione e sviluppo per il nostro territorio. Lo fa attraverso il rafforzamento dei legami con le comunità di corregionali all’estero, nei Paesi dove la buona volontà e la creatività degli abruzzesi si sono dispiegate proficuamente, con riguardo particolare agli aspetti culturali veicolati attraverso il diffuso associazionismo.
I termini economici sembrano essere predominanti assoluti discriminatori in merito al valore del CRAM e di quanto nell’attività dell’organismo. Ritengo questo un principio errato, e non solo nella sostanza e nell’impostazione, ma anche quale metro di giudizio. Un errore che, fatalmente, ha pregiudicato tutta l’analisi conseguente effettuata nei Palazzi regionali.
Abbiamo dato vita a scambi e iniziative che si sono poi, per la maggior parte, trasformati anche in scambi commerciali, in opportunità, per gli operatori di vari settori, non solo quello d’eccellenza eno- gastronomico. Questo, per ribadire un punto fondamentale eclissato dalle polemiche scatenatesi nei giorni scorsi, polemiche e toni che ho reputato per la maggior parte inopportuni. Dai Palazzi regionali, a certi rappresentanti dell’istituzione, abbiamo assistito a un teatrino miserabile. Pure, certa parte di stampa, che attendeva da me ‘sermoni soliti’, non ha fatto altro che fare da cassa di risonanza, secondo schemi datati, in attesa del ‘sangue sull’arena’, tra chi oggi assimila le spese del Cram a spese altre, che nulla hanno a che vedere col Cram e recentemente salite alla ribalta delle cronache, e gli ‘imputati’ di turno. Bene avrebbero fatto, costoro, ad informarsi. Bene hanno fatto, di contro, quanti hanno rimarcato, da vari Paesi dove sono le comunità abruzzesi, del valore del legame che essi nutrono con la nostra terra, dell’amore e dello spirito di solidarietà manifestato, ad esempio, concretamente e sollecitamente in occasione del tragico sisma del 2009.
E lo scrivo con orgoglio, da ‘emigrato’ storico, perché l’essere’ altrove’ e fortemente abruzzese nell’animo e nella cultura, dunque con l’orgoglio dell’appartenenza e l’operosità, l’ho sperimentato di persona, sin da giovanissimo. Non posso che essere d’accordo col Presidente Chiodi quando si richiama alla situazione estremamente critica nella quale versa il nostro Paese, e parimenti l’Abruzzo.
Siamo di fronte ad una crisi epocale, l’ottimismo appare un lusso o un esercizio demagogico. Ma, al contrario di quanto assunto dal Presidente, ritengo che non è tagliando sulla promozione del territorio e lasciando disseccare canali aperti negli anni, opera svolta attivamente dal CRAM, che si daranno maggiori occasioni di sviluppo al nostro territorio. Noi ci siamo mossi con passione e amore per la nostra Terra, per fare di ogni occasione un’opportunità per la nostra regione, rafforzare il senso comune di appartenenza tra quanti sono Abruzzo e gli abruzzesi nel mondo, e creare le basi per nuovi futuri scambi. Il vantaggio rappresentato proprio da quella ‘porta aperta’ che sono le meravigliose comunità di abruzzesi all’estero, che ci hanno accolto come in una grande famiglia, è inestimabile.
E la consapevolezza dell’impegno, del lavoro impiegato in ciò, rende più bruciante l’offesa arrecata da certe improvvide dichiarazioni. Cito al riguardo la mia recente trasferta in Turchia, dalla quale sono generate opportunità commerciali per diversi operatori abruzzesi, a ‘zero spese’ per il Cram. Per la nostra passione politica, nell’accezione originaria di servizio alla comunità, e non certamente intesa come appartenenza a questo o tal altro pollaio, pronti alla zuffa per razziare quanto disponibile, sono certo che continueremo ad operare, capaci anche, laddove necessario, di un adeguamento dei programmi e delle iniziative all’austerità richiesta dai tempi, sebbene non mi risultino, ad ogni modo, ‘spese lussuose e meramente voluttuarie’ come recentemente imputato da qualcuno al CRAM.
Se qualche elemento ‘anomalo’,e sottolineo anomalo, dovesse emergere dalla revisione dell’attività e delle spese effettuate in ‘corso d’opera’, si prenderanno opportuni provvedimenti, essendo dotati di maturità di struttura e strumenti adeguati. Mi auguro al contempo che si facciano, nelle sedi opportune, valutazioni fondate sull’operato del CRAM, dati alla mano, e che si abbia lungimiranza e capacità di riflessione approfondita in merito alla valenza di questa istituzione, e ai danni che pure una sospensione delle attività potrebbe arrecare.
Invito, nell’occasione, gli improvvisati ‘capi popolo’ a confrontarsi e coordinarsi con i referenti di struttura, così come nell’ordinamento nonché opportuno, e ad agire concordemente allo spirito del CRAM, in modo costruttivo e non meramente polemico. E’ solo con l’unità e lo spirito costruttivo che potremo affrontare le sfide che questo periodo così critico ci lancia, pronti a cogliere le necessità per trasformarle in opportunità, senza escludere alcuno e senza trincerarci dietro cortine da ‘pre campagna elettorale’, e smascherando quanti invece tendessero proprio a questo. Noi lo faremo certi della validità del lavoro fin qui svolto e sicuri del grande valore insito nel programma e nei principi fondanti del CRAM.
[i]*Vice presidente Cram[/i]