Il delitto di cronaca: l’evirazione dei giornali web

11 gennaio 2014 | 09:52
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Il delitto di cronaca: l’evirazione dei giornali web

La disparità di opinioni, il diritto di cronaca, la libertà d’informazione e divulgazione sono coordinate che, evidentemente, non appartengono a quel che suole definirsi un giornale on line. Il web, questo millantato coro polifonico, che sembra avere così tante anime da fondare altrettanti giornali di diffusione virtuali, non sembra, a tutt’oggi, avere un riconoscimento tale che lo protegga da accuse e pene infamanti. E l’Anso, l’associazione nazionale stampa on line, che alza per prima la voce contro le ingiustizie: i delitti attuati contro la parità, fra carta stampata e web, d’informare il prossimo.

Il delitto di cronaca comincia così, con l’oscuramento di quel che un tempo era diritto di informare. La testata giornalistica Primadanoi.it – fa sapere l’Anso – è stata condannata recentemente – facendo appello al diritto all’oblio – per aver solo raccontato un fatto di cronaca legato a una rissa con accoltellamento. Si è vista arrivare il pignoramento dell’unico bene di proprietà del direttore Alessandro Biancardi, un ciclomotore utilizzato dallo stesso per gli spostamenti di lavoro in città. Il processo per lesioni gravissime legato alla rissa è ancora oggi, a distanza di quasi sei anni, alle fasi preliminari del dibattimento mentre l’azione giudiziaria nei confronti della testata e del direttore, è stata pressoché immediata: cancellazione degli articoli, pagamento dei danni concretizzatosi per ora nel pignoramento. Tutto questo spostamento di ingiurie per cosa, poi? Per aver fatto, forse, il proprio mestiere? ‘Da sottolineare – dice l’Anso – che nessuno ha contestato la veridicità dei fatti, inoltre’.

Altro luogo, stessa dinamica di omicidio della libertà d’informare. Si tratta del caso della testata Tuttoggi.info, che ha destato particolare clamore in seguito alla decisione del Giudice per le indagini preliminari di oscurare ben tre articoli riportanti delle intercettazioni telefoniche. Il 20 Dicembre scorso, in seguito alla querela presentata a novembre dall’ex dominus della Bps, il giornale si vede recapitare l’avviso di sequestro preventivo, con contestuale oscuramento, relativamente tre articoli, datati tra l’8 e l’11 agosto 2013, riguardanti la Banca Popolare di Spoleto con 34 persone indagate per reati vari tra cui associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. Nulla di strano se non fosse che il procuratore capo della Procura di Spoleto Gianfranco Riggio aveva ufficialmente comunicato l’avviso di conclusione indagine già il 29 maggio e dunque gli atti, all’8 Agosto, risultavano pubblici.

La legge parla chiaro ma il Gip ha contestato l’influenza che gli atti possono esercitare sul giudice prima dell’udienza preliminare. Nell’ordinanza si legge inoltre come “la libera disponibilità degli articoli può aggravare la conseguenza del reato”. Una decisione che è già un precedente e che ha scatenato le preoccupazioni oltre che di Anso, anche di molta stampa nazionale, dell’Ordine dei giornalisti in primis, dell’Fnsi, tutti preoccupati per il futuro dell’informazione.

Non ultima la presa di posizione di 30 senatori (in prevalenza M5S, Lega Nord e Forza Italia) che alla vigilia dell’udienza del Tribunale del Riesame di Perugia hanno firmato una interrogazione parlamentare preoccupati che una tale linea possa «portare all’oscuramento di gran parte della cronaca giudiziaria del nostro Paese».

Anche la Federazione Nazionale Stampa Italiana oltre che ANSO si appella al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri perché non si mini più la «libertà dell’informazione e la stessa sua funzione di essere uno degli strumenti fondamentali della pubblicità dei processi, nel rispetto dell’interesse pubblico a conoscere e sapere». Proprio ieri, il Tribunale di Perugia ha accolto l’istanza di riesame proposta nell’interesse del Direttore Carlo Ceraso revocando il sequestro preventivo degli articoli di Tuttoggi.info. Una piccola vittoria, segnata però, da una lunga odissea alle spalle.

E se a far la parte della malafemmina, fosse stata la carta stampata? Tutto questo brulichio di ‘se scrivi ti ingiurio si sarebbe forse sollevato?

Pari sono i doveri delle testate registrate, web o cartacee che siano, ma non altrettanto equi sono i diritti. Da sempre l’Anso sostiene questa tesi, quanto mai avvalorata dalle vicende di Primadanoi.it e Tuttoggi.info. Nell’anno appena trascorso tanti sono stati gli incontri, i tavoli, le conferenze, alla presenza di alti funzionari dello Stato, per mettere in luce la presenza, il lavoro, l’importanza e il seguito delle testate online in Italia e per scongiurare battaglie che tanti altri quotidiani digitali stanno combattendo. Una battaglia portata avanti per il benessere dell’informazione, questa apparente sconosciuta, perché, si ricordi che il giornale, così come il giornalista, è servo solo ed esclusivamente di essa. Non sta ingaggiando lotte di quartiere, ma solo reclamando la giusta posizione che merita.