
di Nando Giammarini*
Delusione, rabbia, amarezza, costernazione sono i sentimenti che percepisco da quando circolarono le prime notizie d’agenzia in cui si parlava dello scandalo nella ricostruzione dell’Aquila. Mi rugano dentro e non riesco a scollarmeli di torno. Ma veniamo ai fatti. Il tutto sembra essere partito dalla denuncia di un imprenditore veneto, Daniele Lago, amministratore delegato della Steda Spa in seguito ad un presunto illecito di un milione di euro legato ad un appalto. Quello del puntellamento di Palazzo Carli nel centro storico della città, sede del Rettorato dell’Università. Egli pare abbia confessato al pool della procura come funzionava il sistema delle tangenti nell’Aquila del post sisma. A quel punto, circa un anno fa, partì dalla Squadra Mobile dell’Aquila, in collaborazione con le questure di Teramo e di Perugia, l’operazione “ Do ut des”.
Essa ha coinvolto amministratori e tecnici del Comune una vera e propria doccia fredda che creerà enormi problemi alla ricostruzione e screditerà il lavoro onesto e lo spirito di sacrificio di tanti amministratori, imprenditori e funzionari che hanno svolto e svolgono , con competenza e correttezza, il loro lavoro al servizio della città terremotata. Gravi i capi d’imputazione che vanno dalla corruzione al millantato credito, dalla falsità materiale ed ideologica all’appropriazione indebita.
Otto gli indagati di cui quattro agli arresti domiciliari: Pierluigi Tancredi già Assessore della Giunta di Centro Destra nel 2000, attuale dirigente ASL; la sua collaboratrice Daniela Sibilia; Pasqualino Macera funzionario responsabile Centro Italia di Mercatone Uno S.p.a e Vladimiro Placidi ex Assessore Comunale alla ricostruzione dei beni culturali durante l’ultimo mandato della scorsa consiliatura Cialente. La cosa che più brucia tutto il popolo aquilano è che l’Amministrazione Comunale che sembrava inossidabile, impermeabile, ad episodi di corruzione e malaffare si ritrova coinvolta nello scandalo con uno dei personaggi chiave, di primo piano: il Vice Sindaco Roberto Riga che ha immediatamente rimesso il mandato. Siamo ancora una volta, nostro malgrado, sulle prime pagine di tutti i quotidiani, locali e nazionali, non certo per questioni che ci gratificano.
Per onestà intellettuale, di chiarezza e dovere di cronaca è bene precisare che nessuno dei coinvolti ha ammesso responsabilità ma ciò non toglie la gravità dei fatti e non affievolisce in me quel sentimento di rabbia ed amarezza. Sebbene fosse mio fratello ad essersi reso responsabile di simili reati ai danni della Comunità, gente in difficoltà, che a quasi cinque anni dal terremoto ancora non riesce a rientrare in casa, una volta accertata la colpevolezza deve essere assicurato alle patrie galere.
E lo dico da garantista convinto. Sono le stesse sensazioni che provai quando fu diffusa la notizia che alle 3.32 del 6 aprile 2009, mentre la nostra povera gente moriva sotto le macerie, un mugolo di imprenditori, vili e senza cuore, se la ridevano al caldo delle loro case prevedendo facili guadagni. In conferenza stampa, a ridosso degli arresti e delle perquisizioni di ieri mattina il Sindaco Cialente ha detto di sentirsi tradito e di aver pensato più volte di mollare ma non lo farà poiché gli sembra un tradimento, un modo di fuggire. Si è poi augurato che la magistratura faccia piena luce sui misfatti condannando coloro che risultano essersi macchiati di reati. Mentre la maggioranza fa quadrato intorno al suo Sindaco da persone esterne e dall’opposizione si avanza la richiesta di dimissioni. In una situazione del genere le dimissioni del Sindaco sono un terremoto nel terremoto; una cosa però credo la si debba fare, per il bene di tutti: azzerare la Giunta e sostituire tutti i dirigenti.
Tanti amici, conoscenti e colleghi di lavoro da ieri mi ripetono continuamente cosa sia successo all’Aquila e alcuni fanno, con cattiveria, battute sarcastiche. Onestamente sono imbarazzato sebbene cerco di dare risposte esaurienti parlando di una piccolissima minoranza che, comunque non fa onore alla città, ha usato il proprio ruolo per episodi di malaffare. E che a fronte di ciò ci sono tanti cittadini ed amministratori onesti e generosi che si battono come leoni per la ricostruzione dell’Aquila e del cratere sismico. Intanto sono iniziati gli interrogatori degli arrestati. Auguriamoci che la Squadra Mobile agli ordini del Dirigente Maurilio Grasso, continui a fare, nel rispetto della legge, fino in fondo il proprio lavoro e la magistratura assicuri alla giustizia coloro che si sono resi responsabili di un secondo terremoto. Tali misfatti generano un clima di sfiducia nelle Istituzioni, nell’Abruzzo e nel Paese. Intanto è cambiato lo scenario e tra tante notizie altalenanti e contraddittorie che si rincorrono costantemente l’unica certezza sono le dimissioni del Sindaco Cialente avvenute l’altra sera in concomitanza con l’assemblea di piazza Duomo.
Questo il suo comunicato: «La mia decisione viene assunta in assoluta serenità e consapevolezza di aver sempre agito con scelte positive e per il bene comune – ringrazio tutti i cittadini che, con il loro affetto e sostegno, mi hanno sempre sostenuto in questo percorso non semplice dal 2007. A loro voglio dire che in questo cammino congiunto e drammatico, per le note vicende del sisma, ho svolto il mio incarico solo ed esclusivamente per servire la città e la sua gente, e tale scelta ha rappresentato sempre la via maestra del mio cammino Istituzionale e amministrativo».
Visto che il Sindaco, persona onesta e per bene, sebbene avrà commesso sicuramente qualche sbaglio, non era minimamente indagato e la situazione dell’Aquila drammatica si potevano evitare le dimissioni azzerando, questo si, la Giunta. Ai paladini delle dimissioni vorrei ricordare che in un paese normale non si usano due pesi e due misure. Come mai, così solerti con Cialente, non hanno mai chiesto le dimissioni di Del Corvo e di Chiodi vista l’analoga situazioni delle altre due Istituzioni locali in cui l’assessore alla cultura è tutt’ora agli arresti domiciliari? Un pizzico di coerenza dice un’altra cosa.
Ora ci sono 20 giorni nei quali il Sindaco potrebbe revocare le dimissioni, come già chiesto pubblicamente da tanta gente, da autorevoli esponenti governativi e dalla stessa Senatrice Pezzopane, già componente della giunta Cialente fino alla sua elezione in Parlamento. Se ciò non avverrà arriverà il Commissario prefettizio che traghetterà il Comune verso le elezioni di primavera quando la parola verrà restituita al popolo sovrano. Suscita meraviglia il silenzio del Pdl i cui esponenti non si sono minimamente pronunciati tranne Luca Ricciuti che si è limitato a dire “Cialente non poteva non sapere” silenzio assoluto da parte di De Matteis che esortato dai giornalisti si è limitato a rispondere: “Non ho nulla da dichiarare”.
Intanto venerdì prossimo, alle ore 17.00 nell’Auditorium del Castello in viale delle Medaglie d’Oro, nel tentativo di far retrocedere il Sindaco dalle dimissioni, che sono un danno per la città e la ricostruzione si terrà all’Aquila una manifestazione unitaria di tutto il Centro Sinistra in sostegno di Cialente così presentata dal segretario regionale Silvio Paolucci: «Per esprimere solidarietà al sindaco Massimo Cialente, per la Ricostruzione, che noi vogliamo prosegua con regole chiare e trasparenti. E’ importante che alla solidarietà della comunità aquilana, che parteciperà alla manifestazione, si aggiunga il sostegno e la vicinanza di tutti gli abruzzesi al nostro capoluogo di regione». Scriveva ieri Giustino Parisse. «A Cialente va riconosciuto l’onore delle armi: E’ stato forse il primo caso in Italia a dimettersi per colpe di altri».
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