
«E’ un duro, inaspettato, colpo per il nostro territorio». Il sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio commenta così la notizia che la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria.
Un’istanza referendaria volta ad impedire il taglio di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corte d’appello e uffici del giudice di pace, che era stata presentata da 9 consigli regionali, tra cui quello abruzzese.
«Continueremo la nostra battaglia – prosegue Di Pangrazio – per garantire quantomeno un’ulteriore proroga alla chiusura dei presìdi di Sulmona e Avezzano, considerando anche la situazione degli uffici giudiziari del capoluogo che ancora fanno i conti con gli effetti del sisma del 6 aprile 2009. Siamo, inoltre, pronti a mobilitarci – aggiunge Di Pangrazio – per chiedere una [i]spending review[/i] più attenta da parte del governo: la chiusura dei tribunali di Sulmona e Avezzano non comporterebbe affatto una riduzione dei costi, considerata la nostra situazione logistica. Chiediamo, dunque, delle misure più eque – conclude – perché seguire le prescrizioni dell’Europa non vuol dire necessariamente rinunciare a dei servizi essenziali».
«Siamo dispiaciuti e offesi dal pronunciamento della Corte Costituzionale». È il commento del presidente del comitato civico per la difesa dei tribunali locali di Avezzano, l’avvocato Fabiana Contestabile, nonché coordinatrice nazionale dei comitati, dopo la bocciatura da parte della consulta del referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria.
Il comitato, sorto ad Avezzano ha sostenuto l’azione della Regione Abruzzo, capofila della richiesta referendaria sottoscritta da altri 8 Consigli regionali.
«Oggi la consulta – valuta Contestabile – aveva tutti gli strumenti giuridici necessari a dichiarare l’ammissibilità del quesito referendario. Questa decisione – aggiunge – di fatto svuota i contenuti dell’articolo 75 della Costituzione e ciò renderà più difficile la possibilità di presentare un’altra consultazione popolare in futuro».
La presidente, oggi a Roma per il verdetto della Consulta, si dice sorpresa di aver appreso la notizia solo dalla stampa: «I nostri delegati – spiega – stanno ancora aspettando una comunicazione ufficiale e quindi mi riservo ulteriori commenti. In ogni caso – conclude – posso dire già da ora che proporremo azioni suppletive in sede Europea. Ci sono 23 milioni di italiani che, rappresentati dai nove consigli regionali, hanno chiesto invano di essere ascoltati».
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