
di Vittorio Sconci*
Perché? Come mai? Stava male? Che gli è successo?
Perché? Perché? Perché?
Una serie di interrogativi inutili.
Una vita si è spenta perché le vite non sono tutte uguali.
L’inizio e la fine dell’esistenza li definisce il suo protagonista.
Gli altri non sono altro che comprimari ai quali spetta il dubbio su cui si basa il nostro modo di essere nel mondo.
Interrogativi inutili. Domande concrete su qualcosa che prescinde dalla concretezza e si identifica nell’essere. Dentro. E l’essere non è soltanto la vita.
E’ tutto ciò che determina un’esistenza che non finisce là dove iniziano le nostre certezze. Si tratta di un modo diverso di definire gesti che nel nostro mondo non hanno senso.
E’ qualcosa di molto più grande di noi. Una proposta di cui ci è difficile avvertire la sensatezza.
Un modo di interrogarci su qualcosa di terribilmemte diverso dalle nostre abitudini.
L’indefinito. L’essere oggi. Il futuro. Temi nei quali qualcuno, forse Rocco, ha avuto il coraggio di immergersi.
*Psichiatra, dirigente Asl L’Aquila, Avezzano e Sulmona